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FanFict Fantasy

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2007 20:43
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31/01/2007 14:57







L’importanza dei genitori


- Cosa vuol dire, ciò che hai appena detto?
- Io, l’eletto? – Luaah stava per avere un mancamento.
- [Kanju, in realtà siete il frutto di un sogno. Il vostro nome, significa proprio sogno. Vostra madre è stata chiara quando vi ha dato alla luce. Anche se vantate di orecchie appuntite e biondi capelli, non avete purosangue elfico.]
- Quindi io non posso essere l’eletto… - Kanju si convinse infine della realtà dei fatti, restandone rammaricato.
- Kanju… - Luaah lo osservava tristemente, sapendo quanto il fratello aveva sperato di poter diventare l’eletto.
- [Potete rimanere fino a domani, se lo gradite. Così potremmo scoprire se voi, Luaah, siete stato creato per vincere la battaglia contro il drago dalla criniera di fuoco e riportare il giorno che non c’è, qui a Buyo.]

- Cosa vuol dire ciò che mi hai appena detto?
- Liho, sai bene anche tu cosa vuol dire. Non farti dire per forza ciò che capisci da te e che sai che fa male.
- Perché Kafuha ha espresso quel desiderio malvagio? Perché ha voluto che qualcuno, a causa sua, soffrisse? Perché non è finito tutto con lei, con la sua punizione? – gridai, inginocchiandomi a terra, distrutto.
- Sei troppo emotivo. – disse PeroPoroGusha, avvicinandosi a me e chinandosi per carezzarmi i capelli e, nonostante le sue lunghissime unghie, non sentii dolore. – Devi sapere che questa non è la prima volta che capita qualcosa di simile. E’ successo ancora, ottanta mila anni fa, qui a Buyo. Una Tunny si era innamorata di un piccolo folletto che si era perso nei boschi a nord. Lei gli offrì aiuto e protezione per diverso tempo, finché un giorno si scoprirono innamorati e concepirono un figlio, una creatura simile a loro, ma priva di ali, piccola come il tuo pollice. Sembrava una ninfa in miniatura. Mille anni dopo, fu scelta da tutte le creature di Buyo per diventare regina. Nessuno si capacitò del motivo per cui lo fece, fatto sta che espresse il desiderio che tutte le creature alate di Buyo venissero storpiate delle loro ali e vivessero la loro esistenza come tutti quelli che ne erano privi. Inutile dire che la neo regnante fu punita e venne tramutata in fungo velenoso fino a che appassì. Il desiderio suo però, nel frattempo si avverò, come la tradizione vuole e per sette mila anni, tutte le creature alate furono private della loro magia, fino a che una piccola creatura, in tutto e per tutto somigliante a quella che espresse il malvagio desiderio, anche se di sesso opposto, nacque dal rapporto tra un folletto e una fata e divenne l’eletto. Il giorno prima della battaglia che si sarebbe dovuta tenere con il drago, conobbe la fatina che lo avrebbe aiutato a vincere e a porre fine all’assurdo desiderio. Così fu. L’eletto si servì della fatina che, con la sua magia, spense la criniera di fuoco del dragone e il giovane folletto ne approfittò per tagliargli la gola, ottenendo così la vittoria e liberando dal malvagio incantesimo tutte le creature alate di Buyo.
- E la fatina morì, non è vero? – chiesi, pieno di tristezza.
- Liho, la fatina si tramutò in polvere magica, quella usata dalle fate tuttora per cospargere di sogni pacifici il nostro magico mondo.
- Si è sacrificata anche lei.
- Lo ha fatto per i suoi simili, per salvarli da una crudele realtà.
- E l’eletto? – chiesi, ormai profondamente malinconico.
- L’eletto diventò automaticamente il nuovo regnante e poté esprimere il suo desiderio pacifico.
- Cosa espresse? – domandai, ritrovando la curiosità, nonostante la grande tristezza che provavo.
- I desideri espressi nel passato, se sono serviti per il bene di Buyo, non si possono rivelare o perderanno la loro efficacia. Ti basti sapere che è un desiderio che dura anche oggi, a distanza di moltissimi anni.
- Però, Mana… - non riuscii a fare altro che pensare a lei, alla sua sorte.
- Liho, non sentirti così male per lei. Mana è felice di poter essere d’aiuto. Dovresti gioirne anche tu.
- Dimmi, PeroPoroGusha, perché l’eletto e la sua aiutante, devono avere le sembianze dei genitori che hanno dato alla luce la creatura scelta per regnare e che ha espresso un desiderio malvagio?
- Temevo non me lo avresti più chiesto. – sorrise, rialzandosi dritta, in piedi e riportando in posizione eretta anche me. – E’ per questo che ti ho detto che i figli si fanno in due. Ovviamente i genitori sono una figura importante nella vita del figlio e sono figure importanti anche per Buyo, perché due persone di sesso opposto, che si uniscono e concepiscono un erede, aiutano ad accrescere il mondo magico. Lo stesso vale ovviamente per le ninfe, nonostante loro possono creare i loro simili mediante la Ninfa Madre e la natura stessa.
- Quindi i genitori sono in qualche modo responsabili?
- Sono più che altro la speranza di Buyo. Se tra due genitori nasce una creatura che esprimerà desideri malvagi, bisognerà attendere che, a distanza di tempo, nascano due persone simili a loro, di cui, colui che somiglierà al padre sarà riconosciuto come l’eletto, e la creatura somigliante alla madre, sarà colei che si sacrificherà per porre fine al desiderio malvagio su Buyo, così che l’eletto possa poi esprimere il suo desiderio di pace.
- Ecco perché proprio io devo essere l’eletto.
- Questo non è detto.
- Non è detto? – chiesi, con massimo stupore.
- Il tuo nome, Liho, ha questo significato, ma non è detto che tu sia realmente il nostro salvatore, anche se è l’ipotesi più ovvia, viste le circostanze.
- Quindi, c’è una remota possibilità che io sia inutile? – domandai, sollevato.
- Non illuderti, Liho. Solo domani potrai accertartene. Fino ad allora, ti consiglio di pensare bene a quale desiderio vorresti si esaudisse per il bene di Buyo, una volta battuto il dragone rosso.

Perché non è ancora tornato? fu il pensiero di Mana, che aveva terminato di giocare con la sirena e l’aveva lasciata tornare sul fondo degli abissi a riposare. Aveva uno sguardo cupo ora, senza qualcuno al suo fianco che la confortasse o semplicemente passasse il tempo con lei. Era infondo una ninfa bambina, nonostante le sue forme più che adulte e le piaceva divertirsi, danzare, scherzare, parlare, giocare.
- [Mana, torna da me.] disse una voce nella sua testa.
- [Utahe! Cosa è successo? Dov’è Liho?] chiese la ninfa.
- [Liho è andato a parlare di cose importante con PeroPoroGusha. Non stare sola. Sento la tua malinconia. Torna qui alla cascata. Ci sono ospiti.]
- [Ospiti?] si chiese tra sé Mana, ma non attese risposta. [Certo, Utahe, torno subito.] ubbidì e si allontanò.

- Kanju, vorrei che tutto quello che ci ha detto la ninfa fosse una bugia. Lo vorrei davvero. – disse Luaah
- Lasciami in pace! – rispose rude il fratello.
- Ma Kanju, non capisci? Siamo comunque fratelli. Per me questo è importante. – continuò Luaah.
- Fratelli? – si voltò in uno scatto d’ira Kanju. – Come possiamo considerarci tali, se io addirittura sono frutto dell’amore nato da un sogno? Non sono vero! Sono l’illusione di una donna! Sono … sono … Non so nemmeno cosa, accidenti! – urlò in faccia a Luaah.
- Sei mio fratello. Questo è tutto ciò che mi basta sapere. – rispose Luaah, mantenendo la calma, mentre osservava gli occhi infuriati di Kanju, poi si voltò e si inoltrò nel bosco attorno, per lasciarlo meditare da solo.

- PeroPoroGgusha, mi spieghi una cosa? – chiesi.
- Non c’è bisogno di tanti convenevoli. – rispose, sorridendo. – Tu chiedimela e basta.
- Dimmi, allora… Perché sono stato mandato nel mondo degli esseri umani, se sono un elfo di Buyo?
- Fu un desiderio che ti portò laggiù.
- Un desiderio? E di chi?
- Di tua madre. – disse, puntando lo sguardo al cielo. Una stella brillò, come in risposta al sorriso della maga.
- Mia madre desiderò questo? Ma perché?
- Sì, fu il suo desiderio per Buyo. – disse, tornando a guardarmi con quegli occhi grigi e penetranti. – Voleva che suo figlio potesse crescere in un luogo dove alle fate, alle sirene, alle ninfe e a noi maghe, non era permesso andare, se prima di noi nessuno vi aveva messo piede. Lei desiderò che tu crescessi in quelle terre, cullato sia dai nostri pensieri, sia dall’amore degli uomini, che tanto hanno da donare. In questo modo, ci fece il dono di poter viaggiare nel tempo e nello spazio per conoscere anche altri luoghi e vedere come vivevano le altre specie differenti, quelle che a Buyo non potranno mai essere ammesse per motivi che già conosci. Ci affidò le tue cure, pur lasciandoti sperimentare un mondo diverso, sapendo quanto noi, creature di Buyo, desiderassimo avere uno scopo per visitare il mondo degli umani.
- Dunque, fui un pretesto per farvi conoscere il mondo degli uomini.
- Più che un pretesto, lo definirei un dono. - sorrise. – Perché tutto è cominciato venti mila lune orsono. Con il tuo abbandono temporaneo da Buyo, ci hai permesso di studiare i comportamenti di creature differenti da noi. Non lo chiamerei un pretesto, bensì un dono. Ti pare?
- Mettila come vuoi. E il desiderio di mio padre, è dato saperlo? – chiesi.
- Certamente. I desideri espressi dai tuoi genitori, se ti riguardano da vicino, è giusto che tu li conosca. – annuì.
- Anche mio padre espresse un desiderio che riguardava me?
- Esatto. Vieni con me. – mi fece segno di seguirla.

Arrivammo a un viale spoglio. La luna e le stelle si potevano vedere chiaramente. Davanti a noi si estendeva una grande vallata collinosa e noi eravamo a un bivio. La maga proseguì per il sentiero alla nostra destra e la seguii. Poco dopo, ci trovammo dinanzi a uno specchio d’acqua circolare, profondo circa un metro, nel mezzo della vallata, contornato di sole pietre a forma di denti canini con la punta rivolta verso l’alto.

- Questa è la sorgente della vita. – mi spiegò PeroPoroGusha.
- Sono nato qui? – chiesi.
- Qui sei stato concepito. – rivelò, sorridendomi.
- Concepito qui? – guardai la fonte attonito.
- I tuoi genitori si sono sposati in questo punto e qui si congiunsero per farti nascere.
- Ma… e la sorgente?
- Ancora non era stata creata. In ricordo dell’amore che tuo padre provava per tua madre, quando fu scelto a regnare, desiderò che in questo punto preciso, potesse nascere una sorgente, dove chiunque può concepire la propria creatura, sia essa elfica, o una ninfa, o una fata, o una sirena, e così via… - spiegò. – E’ il luogo delle nascite.
- E’ qui allora che la Ninfa Madre viene a procreare? – chiesi.
- Esatto. Compone un cerchio di foglie accanto alla sorgente, entra nel cerchio e compie tre giri al suo interno, tenendo gli occhi chiusi e le braccia rivolte al cielo. Poi si arresta. Tiene ancora gli occhi chiusi e congiunge le mani al cuore. Lascia passare alcuni attimi, in cui pensa al nome della creatura che nascerà e, una volta deciso, quando riapre gli occhi, dalla sorgente apparirà una luce che poco a poco prenderà forma e diverrà una ninfa.
- Tutto ciò è miracoloso. – dissi, affascinato.
- Ogni cosa qui lo è, caro Liho. – sorrise, compiaciuta.




...Continua...

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