Secondo episodio in questa rubrica di follie, però questa volta più controverso e incerto.
Prof no vax torna a scuola: "Sono emozionata, mi mettono all'archivio ma io sono prof"
È difficile non provare almeno un po' empatia per questa donna che compare nel video, che potrebbe anche non essere una negazionista, perché alla giornalista che la interroga risponde di non essersi vaccinata per diverse ragioni, ma la principale è che lei è vegana e che non accetta il vaccino perché è stato testato sugli animali. Le altre numerose ragioni di cui non parla, però, mi danno un certo sentore di teorie negazioniste.
Comunque, l'idea che non voglia usare un farmaco testato su animali è rispettabile, ma per me sarebbe molto interessante investigare siano quale punto si spinga la sua coerenza.
Sperimentazione animale. I risultati? Davanti ai nostri occhi
Se le fosse necessario un trapianto, vi rinuncerebbe perché è vegana? Se si ammalasse di Tubercolosi, o Difterite, rifiuterebbe di farsi curare? Quando è stata incinta, ha rinunciato alle ecografie e agli analgesici? Se uno dei suoi figli (non so quanti ne abbia avuti) avesse sofferto di una Leucemia Infantile o di una malattia rara, avrebbe tentennato davanti all'idea di ricorrere ai farmaci?
Quando scoppia in lacrime parlando di migliaia di scimmie morte durante il trasporto, mi viene difficile pensare che lei non abbia creduto a qualche bufala, e comunque il problema in questo caso non sarebbe tanto nell'uso degli animali a scopi medici, quanto nella stupidità e nella crudeltà umana, che non sono esclusive della sperimentazione, né necessarie ai suoi scopi. Insomma, è un argomento valido come critica ai metodi, ma non alla necessità.
Poi c'è la domanda: davvero crede che sarebbe stato meglio non impiegare gli animali per produrre il vaccino? La realtà, purtroppo, sembra essere che degli animali non possiamo ancora fare a meno:
La sperimentazione animale contro il coronavirus.
Ultimo punto che mi rende difficile simpatizzare per lei è quando si lamenta delle 36 ore di lavoro previste anziché 18, un cambiamento motivato dal fatto che lei non ha più una mansione a contatto i ragazzi, bensì un lavoro di tipo amministrativo.
Eh... se un professore ha il
privilegio di lavorare solo 18 ore a settimana perché poi passa molto altro tempo a preparare la lezione, a correggere i compiti e a fare altre cose sempre legate agli studenti, allora lei questo carico di lavoro non lo ha più. Quindi, cara signora, benvenuta nella normalità!