00 11/08/2016 23:13

Uno spaccato lucido e sensibile su uno degli aspetti della cultura giapponese più fraintesi in Occidente



Il mese scorso J-Pop ha mandato in stampa un bel volume di ben 400 pagine intitolato Una gru infreddolita – Storia di una geisha. Si tratta della prima raccolta completa, a livello mondiale, dei 16 racconti che compongono la storia di Tsuru, una bambina che è stata venduta a una casa di geishe per un sacco di riso.

Parlo di racconti, più che di capitoli, perché benché essi seguano il filo conduttore della crescita e maturazione di Tsuru a partire dal suo apprendistato, ognuno ha un inizio e una fine a sé stanti e funzionano sia come scorci autoconclusivi che come tasselli di un unico, raffinato mosaico. L’autore, Kazuo Kamimura, non è molto conosciuto a livello popolare in Occidente, perché per temi e linguaggio della narrazione i suoi fumetti non hanno mai goduto di un adattamento anime che ne rendesse facile la scoperta e fruizione nel nostro paese. Tuttavia, Kamikura è stato tra i protagonisti della maturazione, e quindi anche della rivalutazione critica, del manga come forma d’arte tra gli anni ‘60 e ‘70.

Leggere oggi Una gru infreddolita è come attraversare un ponte che unisce la bellezza intrigante e essenziale della cultura classica giapponese alla narrativa dilatata e avvincente dei manga. È anche uno spaccato lucido e sensibile su un mestiere – quello della geisha – che forse più di ogni altro è stato frainteso e semplificato in Occidente. Lontano dalle riletture moderne o, al contrario, dalle superficiali romanticizzazioni, Kamikura sceglie di mostrare il cosiddetto “mondo dei fiori e dei salici” attraverso lo sguardo dei protagonisti; Tsuru per prima, ma con lei le sorelle-colleghe, le madri-istruttrici, gli uomini-padroni che sono anche uomini-vittime. Perché nonostante il loro sesso socialmente li avvantaggi, gli uomini di queste storie appaiono tutto sommato fragili, non molto svegli, compiaciuti ma anche – in un certo senso – gabbati da un mondo cucito sulla misura delle loro illusioni, a patto di possedere il denaro e il prestigio necessari a comprarle.

Sono le donne, invece, a pulsare nelle vene dei racconti, a dare loro vita. Sensibili e fredde, fragili e ingannatrici, ciniche e illuse, le donne di Kamikura sono ugualmente vittime e protagoniste degli eventi, preposte a una sudditanza esterna quanto capaci di coltivare una vita interiore indomita e focosa. Non a caso è di Kamikura anche il crudo Lady Snowblood, manga che è stato la principale fonte d’ispirazione per il Quentin Tarantino di Kill Bill.

Anche l’impostazione grafica riflette la narrazione; tavole lineari e pulite, come raramente accade nel manga moderno, e disegni che grazie soprattutto alla ricchezza di particolari negli sfondi calano perfettamente nell’atmosfera sia il lettore che i personaggi, i cui volti essenziali sono però estremamente espressivi.

Una gru infreddolita è un volume indispensabile per i lettori appassionati o incuriositi dal manga, ma anche per quelli affascinati dal Giappone e dalle narrazioni d’autore. A impreziosirlo, la completezza unica dell’edizione italiana (il monografico giapponese, a cui gli altri fanno riferimento, era privo di due capitoli) e l’interessante (questo non è scontato) postfazione di Paolo La Marca.



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[Modificato da Silvia 11/08/2016 23:20]





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