ROMA - Tutta colpa del corredo genetico, anche l'insonnia. Due ricercatori italiani, che lavorano all''università americana del Wisconsin, hanno scoperto una mutazione genetica che riduce di un terzo la durata del sonno nei moscerini della frutta. I Drosophila, nonostante le loro dimensioni, tali insetti hanno molto in comune con i mammiferi e questo fa pensare agli scienziati che quanto scoperto possa adattarsi anche per gli esseri umani.
La ricerca condotta dalla studiosa Chiara Cirelli e dal responsabile dello studio, Giulio Tononi, è stata pubblicata dalla rivista Nature. Cirelli spiega sul sito dell'università che dedica i suoi studi proprio alla comprensione del sonno attraverso un doppio approccio: molecolare e genetico. Negli ultimi due anni, insieme ai colleghi, Cirelli ha esaminato più di 9mila linee di mutazione genetica nei moscerini della frutta. "Più ne studiamo il comportamento più riscontriamo che il sonno nei moscerini della frutta è molto, molto simile al sonno nei mammiferi", ha spiegato la studiosa.
Al pari degli esseri umani, il moscerino della frutta dorme ovunque da 6 a 12 ore a notte. La media dell'uomo è di otto ore, ma c'è anche chi si accontenta di tre ore. "Volevamo determinate quali geni sovrintendano a questo fenomeno, così da gettare luce sul meccanismo e le funzioni del sonno", ha confermato Tononi. Invece di valutare il ritmo circadiano, l'orologio interno che regola il sonno, gli scienziati sono concentrati sui fattori legati alla durata del sonno, finora poco conosciuti.
Tra le migliaia di mutazioni individuate, ce n'è una che ha attirato in particolare l'attenzione degli studiosi. I moscerini che ne sono affetti hanno bisogno di dormire per appena un terzo del tempo degli altri e, nonostante durante la veglia svolgano le stesse funzioni, vivono meno. Il gene, che si chiama Shaker, nei moscerini normali apre un canale di ioni che controlla il flusso di potassio alle cellule. Una serie di recenti studi ha mostrato già una certa influenza del livello di potassio sul sonno.
Nelle Drosophile che hanno bisogno di dormire meno, un difetto dello Shaker blocca la formazione del canale e di conseguenza dell'afflusso di potassio. "Gli esseri umani hanno lo stesso tipo di geni e di canali di potassio", ha spiegato Cirelli. Per questo, ha proseguito, "la ricerca offre la possibilità di sviluppare nuovi preparati che potrebbero condizionare i canali per il flusso di potassio nel cervello, a differenza degli altri sistemi chimici cerebrali, attualmente presi di mira".