Druaga no to the Aegis of Uruk è una serie di 12 episodi di genere epico.
Nonostante i nomi si richiamino alla mitologia e storia babilonese, la serie è completamente fantasy.
Il dio malvagio Druaga, già sconfitto dal re-eroe Gilgamesh sessant'anni prima, si sta riprendendo ed ha costruito una torre di grandezza inimmaginabile.
Re Gilgamesh cerca di farla colonizzare dai suoi uomini, che costruiscono la piccola città di Meskia al piano di base e stabiliscono teste di ponte anche a quelli superiori, costantemente minacciate da mostri.
Si sta avvicinando un momento favorevole per guadagnare posizioni, l'Estate di Anu, e l'esercito del regno di Uruk si sta preparando.
Il protagonista è un giovane esploratore inesperto che, cacciato dalla squadra di suo fratello, sta cercando nuovi compagni per raggiungere la sommità della torre.
La serie è estremamente ben disegnata e suggestiva, anche se trovo che alcuni episodi introducano riferimenti, ironici ma molto fuori luogo, a videogiochi.
La continuazione della serie è Druaga no to the Sword of Uruk, di altri 12 episodi, ambientata sei mesi dopo la fine della precedente.
Le cose sono mutate: alcuni eroi della prima impresa hanno cambiato vita, disgustati dall'ingratitudine di re Gilgamesh che sta rapidamente cambiando in peggio. In suo nome, una spietata tirannia si sta affermando in tutto il regno.
Gli eroi fuggono da Meskia inseguiti da un drappello di guardie, diretti verso la sommità della torre dove... ma basta spoiler.
La seconda serie mi è piaciuta un po' meno della prima, nonostante ciò è un lavoro interessante sia dal punto di vista grafico e scenografico, sia della complessità della trama dove, tra tradimenti e voltafaccia, la trama si complica, andando comunque verso un finale grandioso.
Nonostante le mie riserve su alcuni aspetti stonati, considero la serie come una delle migliori che abbia visto.