2. a. Nome generico di frutici spinosi, come il biancospino e il rovo, che nascono spontanei nei terreni incolti, usati soprattutto per fare le siepi: un terreno ricoperto di pruni; un fastello di p. secchi; cadere sui p.; Allor porsi la mano un poco avante, E colsi un ramicel da un gran p. (Dante). Locuzioni fig. e frasi prov. (ormai ant.): stare sui p., sentirsi scomodo o a disagio, non trovare pace (cfr. il più com. stare sulle spine); ogni prun fa siepe, ogni cosa serve o ha la sua importanza; fare del p. un melarancio, pretendere di mutare qualcosa oltre quanto comporti la sua natura: la madre ... si credeva per la gran ricchezza del figliuolo fare del p. un melarancio (Boccaccio); anche, saper distinguere il p. dal melarancio, essere capace di discernere il buono dal cattivo.
melaràncio s. m. [comp. di melo e arancio2]. – Altro nome dell’arancio dolce. Modi prov. ant.: discernere il pruno dal m., saper distinguere l’esatto valore delle cose; fare di un pruno un m., far apparire una situazione (o la propria condizione) migliore di com’è in realtà (al contr., fare del m. un pruno, peggiorare una situazione).
L’Arancio dolce è originario del Vietnam, dell’India e della Cina meridionale. In Italia viene coltivato soprattutto nelle regioni della Campania, Calabria, Sardegna e Sicilia. Gli alberi sempreverdi hanno una chioma compatta, simmetrica e rotondeggiante e possono raggiungere gli 8-10 metri di altezza. Ha foglie persistenti di colore verde intenso coriacee, i fiori sono di colore bianco, costituiti da cinque petali e piacevolmente profumati.