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Scoperte nuove specie di animali in Indonesia

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2010 11:50
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29/08/2010 11:50

Una spedizione scientifica al largo dell'Indonesia svela decine di specie sconosciute. Tra spugne carnivore e ragni giganti

Ragni di mare, spugne carnivore, coralli millenari, chimere dai grandi occhi verde smeraldo; immagini degne di Jules Verne, rubate a tremila e più metri di profondità: sono centinaia le specie rare e almeno una quarantina quelle nuove scoperte dalla spedizione «Index 2010», la prima in comune tra Stati Uniti e Indonesia, condotta quest’estate nelle acque dell’Oceano Pacifico dalla nave Nave Okeanos Explorer, al largo dell’arcipelago indonesiano di Sangihe-Talaud. Il tratto di mare che circonda l’arcipelago indonesiano è ancora virtualmente inesplorato, in particolare il Triangolo del Corallo, dove l’Oceano Pacifico e quello Indiano si incontrano: è l’area che offre la più ricca gamma di biodiversità marina del pianeta, qui si trova un quinto del corallo di acque poco profonde che vive sulla Terra. Le immagini della spedizione Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration, ente governativo statunitense) ha sbalordito gli scienziati nordamericani e quelli indonesiani - che hanno lavorato in pool - nonché le scolaresche delle due nazioni collegate in diretta alla nave oceanografica. I centri di controllo (soprattutto a Giakarta e a Seattle) che hanno coordinato via terra le operazioni - grazie a una tecnologia che utilizzava robot subacquei, mini sommergibili telecomandati, collegamenti via satellite e via Internet ad alta velocità – hanno prodotto cento ore di filmati e centomila fotografie, materiale ad alta definizione che documenta un entusiasmante zoo subacqueo, in molti casi mai visto prima. Verena Tunnicliffe, che insegna all’Università di Victoria nella British Columbia, dice di aver visto grandi ragni di mare sul fondo dell’oceano: «Ne avevo incontrati altri, in ecosistemi simili, ma misuravano un paio di centimetri. I ragni di mare ripresi in questa missione erano enormi, misurano quindici centimetri e più di diametro». Oltre a una spugna, probabilmente carnivora, colta su un fondale a quasi mille metri – sembra un bel fiore in un giardino, ma è un animale con aghi che paiono di vetro, coperti di un tessuto appiccicoso, che fungono da telescopio per catturare cibo, probabilmente zooplancton di passaggio - un altro affascinante inquilino delle acque più profonde è la chimera, essere cartilagineo imparentato con gli squali (anche se la loro linea evolutiva si è separata quasi 400 milioni di anni fa). La chimera ha grandi occhi e come gli squali è dotata (vicino alla bocca) delle «ampolle di Lorenzini», organi in grado di rilevare cambiamenti anche minimi dei campi elettrici generati dagli esseri viventi. La grandezza degli occhi, sproporzionata rispetto alle dimensioni del corpo, serve per sfruttare al massimo la minima radiazione luminosa in arrivo dall’alto. Tra i risultati della spedizione, iniziata il 23 giugno e conclusasi il 14 agosto anche grazie a un peschereccio indonesiano, il Baruna Jaya IV, la raccolta di campioni biologici, la mappatura di quasi 21 mila miglia quadrate di fondale e il coinvolgimento di molti studenti, che si sono impegnati a diventare Duta Samudra, «ambasciatori dell’Oceano», per conoscere e proteggere questa insostituibile risorsa. Dev’essere stato emozionante osservare praticamente in diretta, via web, gli abissi oceanici. Online è comunque possibile farlo, grazie ai filmati del Noaa (http://www.youtube.com/oceanexplorergov).

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Tutto ciò, naturalmente, non soddisfa soltanto la curiosità e il senso estetico, ma può avere importanti ricadute in ambito ecologico: capire e prevedere i mutamenti climatici, gestire le risorse dell’ecosistema costiero e marino interessa a entrambe le nazioni. Gli Stati Uniti hanno lo sviluppo costiero più lungo del mondo, quello indonesiano è il terzo del pianeta. Nelle regioni del Sud-Est asiatico vivono mezzo miliardo di persone e le comunità costiere hanno tutto l’interesse a conoscere la vita degli oceani, l’aumento delle temperature e del livello del mare (le inondazioni sono una tragica realtà), i cambiamenti delle correnti e l’acidificazione delle acque, variabili che incidono sulla pesca variabili che incidono sulla pesca e su molte altre attività produttive.

FONTE: LA STAMPA



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