Quarantaquattro anni, sposato con due figli, dipendente statale. Sembra un uomo come tanti, invece è finito sull’ultimo numero della rivista medica inglese The Lancet. Il motivo: a causa di una grave patologia il suo cervello ha lesioni definite dai medici "impressionanti", eppure lui conduce una vita normale.
Il caso è stato portato alla ribalta delle cronache dai medici dell’ospedale dell’università di Marsiglia. Il paziente si è presentato da loro per la prima volta nel 2003 per problemi alla gamba sinistra. Dopo gli esami neurologici gli è stata diagnosticata un’idrocefalia non comunicante, una grave malattia che provoca l’accumulo di liquido all’interno del cranio, che a sua volta comprime la massa cerebrale. Il neurologo che ha descritto il caso riferisce che gli esami di laboratorio hanno mostrato delle immagini veramente inusuali con delle cavità enormi lasciate dal liquido. Il cervello stesso, sia la materia grigia che quella bianca, è completamente schiacciato contro il cranio. Questa discordanza tra immagini così inquietanti e una vita praticamente normale è un messaggio di speranza.
Dopo aver effettuato gli esami neurologici, i medici francesi hanno misurato anche il quoziente intellettivo dell’uomo, ottenendo un valore di 75, leggermente più basso del minimo considerato ’normalè, teoricamente stimato in 80.
«Non è il primo caso riportato di persone che con importanti lesioni riescono a mantenere delle buone capacità cognitive, anche se i danni al cervello di questo paziente sono impressionanti - commenta Alfonso Caramazza, direttore del Centro Interdipartimentale Mente Cervello (Cimec) dell’università di Trento - negli anni ’60 ad esempio l’epilessia grave si curava togliendo metà del cervello, eppure i bambini sviluppavano delle eccellenti capacità cognitive all’età di 18-20 anni. È un esempio della plasticità del cervello, che riesce comunque a funzionare pur essendo danneggiato, secondo meccanismi che ancora sono del tutto sconosciuti. Bisogna inoltre sfatare il mito che le dimensioni del cervello sono proporzionali alle capacità: basti pensare che Einstein, secondo uno studio di due anni fa, aveva un cervello più piccolo della media».
I medici francesi, ricostruendo la storia clinica del paziente, hanno trovato che i primi segni dell’idrocefalia si erano manifestati all’età di 6 mesi, e successivamente a 14 anni. In entrambi i casi con un intervento si era eliminato il liquido in eccesso, che però ha lasciato i danni, per cui non esistono cure, descritti nell’articolo.
«Al giorno d’oggi non ci sono terapie per riparare ai danni delle lesioni al cervello, nè comportamentali nè farmacologiche - conferma Caramazza - in futuro forse sarà possibile trapiantare cellule cerebrali, ma questo tipo di operazione per ora è stata fatta solo sugli animali, su cui comunque ha dato ottimi risultati».
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