ROMA
Lo stop al nucleare viene ratificato (133 sì, 104 no e 14 astensioni) a tempo di record dal Senato, e il governo chiede contestualmente di eliminare il quesito sul nucleare dal referendum del 12 giugno, poiché il decreto abroga proprio le norme oggetto della consultazione, anche se il decreto deve passare anche alla Camera.
«Abbiamo rivisto l'impostazione sul nucleare data nel 2009 e rinviamo una decisione così importante a un chiarimento complessivo in sede Europea», dice in Aula il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani, con riferimento all'incidente di Fukushima: «I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere fra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull'onda d'emozione assolutamente legittima ma senza motivi di chiarezza».
Per l'opposizione e i promotori del referendum l'obiettivo del governo è togliere ai cittadini la possibilità di dire ora un «no» definitivo al nucleare, per poi riproporre la sua introduzione in un futuro più o meno vicino, quando comunque sarà passata «l'onda d'emozione» per la tragedia giapponese. Secondo la presidente del gruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro il governo «spera così di far fallire anche il referendum sul legittimo impedimento, che è questione sulla quale probabilmente Berlusconi verrebbe bocciato».
Intanto davanti al ministero dello Sviluppo, i lavoratori del settore fotovoltaico sono scesi in piazza per difendere l'occupazione con uno sciopero generale nazionale e un sit-in, protestando contro il decreto di marzo che fissa un tetto alla potenza installabile in un anno. Oltre a quello di Cgil e Uil, i lavoratori hanno ieri ottenuto anche l'appoggio della Cisl, mentre per il leader dell'Idv Antonio Di Pietro «se è vero che hanno tolto i fondi destinati al nucleare, spostiamoli alle rinnovabili».
L'emendamento sul nucleare era contenuto nel decreto «omnibus», approvato al Senato, che contiene norme importanti ma eterogenee. Altri capitoli di questo provvedimento riguardano i fondi Fus per lo spettacolo, i limiti negli incroci tra carta stampata e televisioni e la possibilità della Cassa depositi e prestiti di intervenire in società considerate strategiche, norma questa che secondo l'opposizione reintroduce in modo surrettizio l'intervento dello Stato in economia. Ora il decreto, che scade il 30 maggio, passa al vaglio della Camera.
Il Fondo unico per lo spettacolo sarà di 400 milioni di euro, reperiti aumentando l'aliquota dell'accisa sui carburanti. Sempre per la cultura, si prevede per Pompei un programma straordinario di interventi e si consente il reclutamento di personale per una spesa complessiva di 900 mila euro.
Si proroga fino al 31 dicembre 2012 il divieto di incroci stampa-tivù per impedire a chi ha più di una rete di acquisire partecipazioni in quotidiani. Il passaggio al digitale terrestre è prorogato al 30 settembre 2011 mentre entro il 30 giugno 2012 il ministero dello Sviluppo provvede all' assegnazione delle frequenze radiotelevisive, anche in riferimento alla banda larga. Per la sanità, deroga per l'Abruzzo ai parametri di spesa 2011 per il personale.
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