Domenica 10 ottobre ad Odaiba (un’isola artificiale costruita nella baia di Tokyo costata oltre 10 miliardi di dollari) si è tenuta l’edizione autunnale dell’Itasha G Festa: un evento dedicato alle auto personalizzate con illustrazioni dei personaggi femminili protagonisti di manga, anime e videogiochi hentai.
Il termine “itasha” è nato negli anni 80 quando veniva usato per indicare le “auto italiane” ma recentemente è stato adottato dagli otaku come abbreviazione di Ita(i)sha che letteralmente significa
“veicolo doloroso” (dal doloroso piacere provato da ogni otaku alla vista dei propri personaggi preferiti).
Questa volta gli iscritti hanno superato quota mille a dimostrazione del fatto che quello delle itasha è un mercato, solido e in crescita, che ha superato la fase iniziale caratterizzata da costose automobili sportive (indimenticabili la Lamborghini Gallardo e la Lancia Stratos “manga” esposte da un mio vecchio amico, Yoshida San presidente della Agè Soft, durante l’edizione 2008 di questo raduno).
Ora gli otaku giapponesi pimpano di tutto e la maggioranza delle itasha esposte erano automobili “normali” che usano quotidianamente per andare al lavoro o fare la spesa come la city car Nissan (foto 13) di Danny Choo: il famoso blogger, figlio dello stilista Jimmy Choo, diventato una superstar di YouTube grazie ai video in cui balla nelle strade di Tokyo mascherato da Stormtrooper di Guerre Stellari.
Come è noto, gli otaku sono anche appassionati di modellismo e all’Itasha G Festa c’erano anche
numerose riproduzioni statiche e automodelli radiocomandati customizzati in stile manga. Ovviamente il prezzo di un’auto in scala è certamente più abbordabile di una vera e permette agli appassionati
più giovani di avvicinarsi a questo hobby senza dover investire un budget importante. Inoltre gli automodelli si possono utilizzare come test prima di personalizzare la propria automobile in scala 1/1.
http://gadget.wired.it/blog/otaku_news/itasha-g-festa-2010-l-invasione-delle-auto-manga.html