00 08/12/2006 13:54





Il magico mondo notturno


- Dovete darmi una risposta, Yuta. – insistette la vecchia.
- Non so ancora di cosa cavolo parlate e non capisco se dite sul serio o se è uno scherzo. – risposi duramente.
- Sta tornando in voi il caratterino solito di tutte le creature simili alla vostra. – sorrise compiaciuta la vecchia,
- guardandomi. – Ebbene, sarò disposta a rispondere alle domande che avete da porre, a condizione che poi accettiate di partire per Buyo. – disse, mettendomi con le spalle al muro. – Avanti, chiedete pure.
- Nonnina, siete sicura che… - Mana cercò di dire qualcosa, ma la vecchia la interruppe, alzando una mano per ordinarle di fermare le parole e così fece. Poi mi guardò, impensierita.
- D’accordo, dunque. – accettai. Infondo mi stavano dando l’occasione di poter fare domande. – Per prima cosa, perché sta capitando tutto questo? E’ reale o finzione? – chiesi.
- E’ tutto vero, ragazzo mio. – rispose la vecchia chiudendo gli occhi. – E capita nel momento più opportuno. Aspettavamo solo che voi aveste l’età adeguata per intraprendere tale missione e tra tre soli giorni, a Buyo, apparirà il sole e verrà giorno. In quell’occasione, dovrà essere catturato.
- Già. Dunque cos’è questa storia del giorno che non c’è? – incapace di capire.
- A Buyo è sorto un incantesimo più di sette mila anni fa. Ogni mille anni avviene una nuova incoronazione per comandare sul magico mondo del sonno. In questo mondo prevalevano giornate di buio assoluto, dove si potevano ammirare le stelle, la luna, i riflessi del mare e delle pinne delle sirene. Le fate, da noi chiamate Tunny, cospargevano di polvere magica questo mondo incantato, per donare pace e serenità a ogni abitante. Noi maghette, le PeroPoro, aiutavamo in questa missione le fatine, viaggiando tra il mondo di Buyo e il mondo degli umani, per permettere a tutti i bambini di sognare questo magico posto incantato. Ma quando avvenne il momento di una nuova incoronazione, fu prescelta Kafuha, la più bella tra le ninfe del mare, ma anche la più tenebrosa, nata da una ninfetta e da un elfo del Sud. Al momento dell’incoronazione, Kafuha espresse un desiderio, come vuole la tradizione. Se il desiderio, che deve essere espresso per il bene di Buyo, appare di beneficio alla terra e a tutti i magici abitanti, la persona che è stata scelta per ricoprire la carica di regnante per mille anni, viene trasformata in una stella e potrà vivere in eterno, portando sogni e gioia con il suo bagliore. Ma se il desiderio che si esprime, non ha alcun beneficio per il mondo di Buyo, il nuovo regnante sarà risucchiato dall’oscurità degli abissi e costretto a perire, diventando acqua di mare. Kafuha desiderò che a Buyo non ci fossero più giorni pieni di luce, che già erano così rari e preziosi per tutti noi, apparendo solo ogni cento anni. Fu così che la perfida ninfa diventò acqua salata e ci ritrovammo a vivere nell’oscurità per mille anni. Fino a che, al momento di un’altra incoronazione, la luce del giorno torna a regalarci emozioni, anche se per brevi ore. Questo incantesimo dura da ormai sette mila anni e ogni mille anni solamente, la luce del sole torna a scaldarci. Purtroppo, per spezzare l’incantesimo, non serve che il nuovo regnante desideri di far apparire la luce del giorno come molto tempo fa, poiché non ne ha la facoltà. Può spezzare i desideri maligni espressi dagli antichi regnanti, solo il figlio legittimo di un Elfo che fu Re e un’Elfa che fu Regina di Buyo. Nessun altro può. E voi, Yuta, appartenete alla nobile stirpe dei Morlah, gli elfi leggendari, che un tempo furono incoronati per regnare a Buyo e, con i loro desideri pacifici, ci permisero di vantare di questo mondo incantato. I vostri genitori, Yuta, sono divenuti le stelle più belle che si possano vedere a Buyo e hanno un posto di grande importanza, vicino alla luna piena.
- Non è fantastico, Liho? – mi chiese Mana, guardandomi meravigliata, dopo aver ascoltato assieme a me il racconto più bizzarro che avessi mai sentito.
- Liho? – chiesi, sempre più confuso e pieno di domande.
- E’ il vostro nome elfico. – rispose la vecchia maga.
- Il mio… cosa…? – ormai la testa mi scoppiava e le tempie pulsavano forte. Mi toccai la nuca a un lato e sentii qualcosa di lungo e appuntito sull’orecchio. – Che cavolo….? – percorsi con le dita quella strana cosa e mi stupii, nel comprendere che era un tutt’uno con il mio orecchio. Era un orecchio lungo e appuntito. Ero un elfo!
- Ora ci credete? – chiese la vecchia, sorridendo come se mi avesse offerto un cioccolatino.
- Non facciamo scherzi! Rivoglio il mio orecchio! – urlai, allontanando la mano da quell’affare appuntito.
- Liho… - mi guardò Mana, con dolcezza. – Non preoccuparti, è normale all’inizio. Pian piano, quando i ricordi riaffioreranno, tutto sarà più facile anche per te. – disse avvicinandosi e toccandomi le punte delle orecchie.
- Esatto, Mana, hai proprio ragione. – affermò la vecchia, alzandosi in piedi, puntandoci contro il suo bastone.
- Che cosa volete fare ora? – domandai, perplesso.
- Partire per Buyo, naturalmente. – sorrise e dal bastone partì una strana luce azzurra che illuminò interamente la stanza, così forte da farmi coprire gli occhi con un braccio.

Quando li riaprii, la luce era sparita. Ma anche la stanza era sparita. Tutto attorno era immerso in un luogo naturale.
Davanti a me c’era un laghetto pieno di foglie grandi e fiori deliziosi. Le ranocchie saltavano di qua e di là.
Al mio fianco c’era Mana, ora vestita solo di uno strascico bianco luminoso, con lunghi capelli ramati che arrivavano ai piedi scalzi. Sul braccio sinistro, poco sotto la spalla, aveva un grosso simbolo circolare, come un enorme bracciale d’oro. I suoi occhioni blu mi scrutavano allegramente. Eravamo totalmente avvolti dalla notte.

- Come sei bello, Liho. – mi disse con sguardo pieno di ammirazione.
- Come? Io? – la guardai sconcertato, poi mi guardai addosso. Avevo degli abiti che nemmeno per una festa mascherata avrei mai pensato di mettere.

Una camicia bianca, dalle ampie maniche, mi copriva il busto, assieme a un gilet blu scuro, di velluto, con i bottoni dorati sul davanti. Lunghi pantaloni attillati, in camoscio, anche questi blu scuro e gli stivali di camoscio nero.
Ero dotato anche di un enorme cinturone di cuoio dotata di fodero a un lato, in cui era infilata una spada.
Mi toccai di istinto per capire se era tutto vero. Come era possibile che mi fossi cambiato d’abito? E da dove saltavano fuori quegli indumenti ambigui? Ero abituato ad abiti semplici e stracciati. E poi, dov’ero finito? Era quello il mondo di Buyo? E come ci ero finito? Troppe domande affollavano la mia mente. Ed ecco che apparve davanti a noi una figura che vantava di un’aura azzurra fatata.

- Finalmente a casa, Liho. – disse questa figura, esile e longilinea, vestita di un lungo abito celeste, dello stesso colore dei capelli e dell’aura che emanava. Solo gli occhi erano grigi.
- Cosa? – chiesi, incantato.
- Non mi riconosci? – sorrise e notai solo ora che tra le mani, dalle lunghissime unghie blu, spuntava un bastone.
- Ma …. Ma tu sei…. – la guardai attonito.
- Esatto. Sono io, PeroPoroGusha, la maga. – rispose cordiale.
- Ma no! Com’è possibile? Non eri vecchia? – chiesi senza pensare.
- Ho solo cento mila anni di vita. Sono ancora in buono stato, direi. – rise e si guardò per poi riportare su di me l’attenzione. – In questo luogo nulla è come sembra, Liho e te ne accorgerai presto.

Sparì, esattamente come era apparsa, nel modo più misterioso che avessi mai visto. Infondo era normale, per una maga, ma non ero abituato ad avvenimenti simili.

- Liho. – mi chiamò con lieve tono di voce Mana. La guardai con aria interrogativa e lei continuò. – Vieni, ti farò conoscere la mia famiglia. – disse, prendendomi per mano.
- La.. la tua famiglia? – chiesi, sconcertato e notai che le sue orecchie erano appuntite come le mie, ma di forma lievemente diversa, più fini e allungate.
- Certo. Sono ansiose di conoscerti.
- Ma chi? – domandai con non poca curiosità e timore.

Mana non rispose, e mi trascinò delicatamente per mano.
Giungemmo così dinanzi a una cascata, nel mezzo del bosco. Tante piccole fatine volavano sopra le rocce e l’acqua, illuminando il posto, graziose e leggiadre.

- Eccoci arrivati. – disse Mana, indicandomi la cascata. – Qui è dove veniamo a radunarci abitualmente noi ninfe.
- Ah… capisco. – risposi affascinato dal luogo.
- Mana, finalmente. – alle nostre spalle si materializzò una ninfa dall’abito ancora più lucente di quello di Mana e dai capelli rossi, vivi, la pelle lattea e gli occhi allungati, di un unico colore : blu.
- Utahe! – esclamò Mana con gioia, voltandosi verso la splendida creatura.
- Lui deve essere quello della leggenda. – l’amica di Mana mi guardò, con sereno sorriso.
- Sì, Utahe. Ti presento Liho. – rispose, indicandomi con lo sguardo.
- Molto lieto. – senza nemmeno pensare, mi ritrovai genuflesso dinanzi alla creatura.
- Alzatevi, portatore di luce. – mi ordinò lei. – Siete il benvenuto. Sarà Mana a prendersi cura di voi.
- Davvero potrò? – chiese Mana con entusiasmo.
- Certamente. – le rispose amorevole la creatura.
- Utahe, grazie! Hai sentito Liho? – mi chiese piena di felicità nello sguardo.
- Sì .. – risposi, sconcertato da quella sua allegria.

[Liho, avete visto lo sguardo di Mana?] sentii domandare nella mia testa.
[Ma cosa…?] risposi dentro me.
[Sono io, Liho. Sono la ninfa che ti appare ora davanti.] rispose la voce. Era Utahe che mi parlava col pensiero.
[Ma come è possibile?] chiesi, sbalordito sia perché riuscivo a sentirla, sia perché lei riusciva a sentire me.
[Sono diventata tutt’uno con i vostri pensieri. Noi ninfe possiamo farlo. Con chiunque.] spiegò lei.
[Incredibile…]riuscii a dire solamente.
[Ebbene, Liho. Abbiate sempre ricordo di quello sguardo sul volto di mia figlia.]
[Vostra figlia? Mana?] chiesi con stupore.
[Qui a Buyo, tutte le ninfe sono miei figlie. Le ho generate io e ne sono particolarmente affezionata. Mana è la mia ultima creazione. Di lei sono davvero orgogliosa. Abbiatene cura, durante il cammino che vi porterà a compiere il dovere per cui giunto fino a qui. Lei sarà la vostra guida]
[Aspetta un attimo. Non capisco. Tu sai perché io sono qui?]
[Io so molte più cose di quanto voi crediate.]
[Allora potreste spiegarmi perché esattamente sono finito in questo posto?]
[Perché siete il prescelto.]
[Ma per cosa?]
[Per portare la luce del giorno in questo luogo notturno.]
[Ma come posso farlo, io?]
[Solo chi ha tale compito, può trovare in sé le risposte che cerca.]
[Ma io … io non lo so!]
[Allora non vi resta che cercarle.]
[E dove? Dove posso cercarle?]
[Nel cuore.] rispose con una calma inesauribile a tutte le mie domande.

- Liho! – mi scrollò per un braccio Mana. – Ti sei incantato? Vieni, devo farti conoscere le altre mie sorelle! – disse.

La guardai, annuendo, dopo un istante di sgomento. Poi tornai a osservare dritto davanti a me, ed ecco che la ninfa, madre di tutte le altre creature simili a Mana, era scomparsa.





...Continua...


[Modificato da =Ereandil= 08/12/2006 14.11]