Fatta eccezione per i capelli arancioni di Mila, quelli rossi di Kaori e quelli blu di Nami che, oggi, fanno meno impressione, il cartone seguiva un filo narrativo anche educativo. Il sacrificio per raggiungere un obiettivo che si consumava in un campo di dimensioni realistiche (almeno quelle) sul quale, solo talvolta, si poteva assistere a qualche colpo che non rispettava le leggi gravitazionali come la “battuta a volo di rondine” di Nami, i palloni scagliati a velocità supersonica e i recuperi miracolosi.