E a me, del tuo nome?

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Shizuru117
00lunedì 6 giugno 2005 20:39
Innanzitutto speriamo che si visualizzi perchè la metto con il codice html![SM=g27828] Comunque non vi dico nulla, se non che sarà piuttosto lunghetta quindi...buona lettura![SM=g27811]

E a me, del tuo nome?


Disclaimer: Io non conosco Orlando Bloom e qualsiasi cosa che è stata scritta su di lui è puro frutto della mia fantasia. Inoltre, vorrei ricordare che lo stimo molto come attore e come persona e mi auguro che non incontrerà mai una ragazza come la mia protagonista! Buona lettura! Sai Orlie, mi piacerebbe se tu leggessi le mie storie insensate!^_-



Capitolo 1.

Quando tutto succede in una sola serata...



Quella sera, finalmente, era arrivata. In tutta Italia, oramai, era uscito l’ultimo film della trilogia del “signore degli anelli” e alcuni degli attori più importanti del film erano venuti nel bel paese per presentare la prima. In tutto c’erano all’incirca una cinquantina di personaggi famosi, per la maggior parte attori, indipendentemente dal fatto che avevano recitato nel film oppure no ma si sa, che il mondo dello spettacolo ha delle regole tutte sue. Le più importanti stelle del cinema c’erano tutte: Elijah Wood, Orlando Bloom, Cristopher Lee, Liv Tyler e poi c’erano anche Michael J.Fox, Johnny Deep e continuando con i cantanti: Robbie Williams, Matthew Bellamy, Celine Dion e aggiungendo alla lista tanti altri. Era la prima volta che al cinema Vittoria (pazienza, il nome è inventato ma io non abito mica a Milano!^_o) erano riunite così tante persone ma c’era un motivo ben preciso; dopo la fine della proiezione del film ci sarebbe stato un party offerto da Antonella Versace in uno dei club più famosi del posto: il pequeño mundo hechicero. Dopo la fine della presentazione, tutti gli attori camminarono per alcuni metri sulla famosa pista rossa, acclamati dalla folla e immortalati dai fotografi. Il primo ad uscire fu Orlando Bloom accompagnato dall’amico Elijah Wood, con il quale decise di andare in macchina per poter raggiungere il posto della festa.



“Certo che qui in Italia la gente è proprio accogliente, non trovi?” Esclamò Elijah un po’ divertito mentre si rimetteva a posto la camicia.



“Se è per quello, non lo metto assolutamente in dubbio. A momenti una di quelle pazze scatenate mi faceva a pezzi la giacca. Non mi si staccava più di dosso!” Orlando aveva il viso un po’ stanco, il jet lag aveva colpito anche lui e sette ore di differenza non sono poche. In quel momento, a Hollywood, era primo pomeriggio.



“Poco fa ho parlato con Liv e mi ha detto che la proprietaria del pequeño è una donna abbastanza giovane. Appena ci vede le prenderà di sicuro un colpo! Non è cosa di tutti i giorni che tutti questi attori vadano ad un party qui in Italia e soprattutto in un posto così sperduto.”



“Comunque credo che la Versace l’abbia già avvertita altrimenti non avrebbe potuto organizzare tutto in pochi minuti. Suppongo che ci siano molti buttafuori e soprattutto molto alcol.” Orlando pronunciò queste ultime parole con un tono un po’ provocatorio, facendo ben intendere che era un amante delle bevande alcoliche.



“Però cerchiamo di non farci sempre riconoscere, non voglio tornare di nuovo in albergo ubriaco come una spugna! L’ultima volta per poco non mi prende un paparazzo!” Elijah faceva riferimento a quella volta, in Nuova Zelanda, dove, dopo una festa, era talmente fatto di rhum che il regista e Orlando furono costretti a riportarlo al suo albergo in braccio.



In men che non si dica furono arrivati davanti al locale che, neanche a dirlo, era strapieno di gente. C’erano fan dovunque e, per tutti gli invitati, era stato preparato un piccolo tracciato disseminato di guardie del corpo. Non era situato in un luogo molto conosciuto ma era comunque un posto molto carino e sofisticato, che ricordava vagamente la Spagna del secolo scorso. All’entrata del club c’era una ragazza che dall’aria sembrava una barista. Vestita abbastanza vistosamente, teneva i suoi capelli rosso fuoco, probabilmente tinti, sotto un largo cappello di velluto beige. Se ne stava con le braccia conserte appoggiata al muro e guardava ognuno che passava con un’aria vagamente interrogativa. Indossava una mini camicetta che non le arrivava nemmeno a metà pancia, dei scaldamuscoli alle braccia, una minigonna nera, calze blu shoking fino a metà coscia e dei stivali bianchi. Insomma, lasciava ben poco all’immaginazione.



“Ehi, ma quella lì è matta a stare fuori con questo freddo! A momenti indossa solo un paio di mutande e un reggiseno!” Elijah stava facendo notare ad Orlando l’abbigliamento della ragazza che, tutto sommato, era un po’ fuori luogo considerando che erano a metà inverno.



“Beh, la nota positiva è il fatto che lei ha la possibilità di mettersi in mostra. Ha veramente un bel fisico!”



In effetti era proprio vero. Oltre ad avere un bel viso e dei bei occhi marroni scuri, non aveva un filo di pancia, aveva delle belle e lunghe gambe che non avevano mai conosciuto la cellulite e un bel seno rotondo e piuttosto pieno. Non appena le passarono davanti videro che stava parlando amichevolmente con Robbie Williams.



“Ehi, ciao bella! Non avevo ancora trovato il tempo di ringraziarti, se non fosse stato per te a quest’ora ero in mezzo ad una strada. Se vuoi, più tardi ti ringrazierò a dovere” Nel dire questa ultima frase aveva assunto un tono un po’ malizioso facendo ben intendere a cosa alludesse.



“Guarda, sono molto contenta ma accetto solo i tuoi ringraziamenti, non sono come una di quelle sciacquette che ti circondano, vedi di ricordartelo!”



Orlando fece poco caso alla loro discussione ma aveva tratto la conclusione che quella ragazza aveva proprio un bel caratterino. Appena lui ed Elijah entrarono, si ritrovarono in un bell’ambiente, piccolo ma confortevole. Considerando che gli invitati non erano più di cinquanta, il locale era stato ritenuto abbastanza grande per poterli ospitare tutti. Ovunque, qua e là, c’erano delle poltroncine molto basse, dei tappeti orientali e un sacco di piccoli poggiapiedi in stile arabo. Vicino all’entrata c’era il bancone del bar e vi erano all’incirca tre o quattro ragazze che servivano gli alcolici mentre, in qualche angolo, si potevano scorgere i buttafuori. La prima cosa che venne in mente ad Orlando fu quella che la ragazza dell’entrata era una cantante oppure un’attrice agli esordi ed era stata invitata per farsi un po’ di pubblicità. Lui ed Elijah scelsero un posto in separé che si trovava poco in mostra rispetto agli altri tavoli. Era veramente molto stravagante, sembrava di stare dentro ad un harem arabo con tutti quei tappeti, i cuscini, e il basso tavolino. Orlando chiamò gli altri attori de il signore degli anelli per farli andare tutti lì dentro di modo che avrebbero discusso amichevolmente e soprattutto da soli. Il primo ad arrivare fu Viggo Mortensen.



“Ehi Orlando, come mai hai scelto proprio questo posto? Mi sembra un po’ troppo isolato dal salone principale. Così sembreremo degli asociali.”



“Ad essere sincero, stasera c’è veramente troppa gente e mi dispiaceva non chiacchierare un po’ con tutti voi. Dopotutto, dall’inizio della proiezione del film, non ci siamo più visti.” In effetti era vero. Avevano viaggiato tutti insieme per andare in Italia e avevano prenotato un jet privato per poter giungere più in fretta però si erano ben presto persi di vista.



“Senti, adesso vado a chiamare gli altri, voi due aspettatemi qui anzi, Elijah, aiutami a trovarli” Viggo prese con sé il ragazzo e andò alla ricerca degli amici per poterli fare accomodare fuori.



Nel frattempo, Orlando stava osservando un po’ quel separè e si accorse ben presto di quanto fosse ben fatto. Alla parete erano appesi alcuni disegni fantasy e il pavimento era interamente ricoperto da bei tappeti fatti a mano, il telone di separazione era di seta rossa e, qua e là, vi erano dei pezzi di stoffa colorata che ricoprivano il tetto. Era rimasto così incantato che non si era accorto che, dietro di lui, era arrivata una persona.



“Ehi tu!” Orlando si girò immediatamente. “Guarda che il separè non può essere preso da solo. Le cose sono due: o te ne vai oppure ti trovi qualcuno che ti faccia compagnia”



Il ragazzo si accorse ben presto che la tipa con cui stava parlando era quella dell’entrata. La guardò un po’ e notò, oltre al fatto che era molto più carina vista da vicino, che stava scrivendo qualcosa su una cartellina.



“Ma sei sordo oppure ci fai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” La ragazza lo guardava con i suoi grandi occhi interrogativi e sembrava un po’ scocciata del fatto che lui non rispondesse. Aveva cominciato a scuotere un po’ la testa.



“Più che altro mi sembra che tu ti stia prendendo un po’ troppa confidenza. Guarda che la festa è anche in mio onore!” Orlando aveva assunto un tono un po’ sfacciato ma come si permetteva, una sconosciuta, di trattare così una stella del cinema?



“In questo caso mi permetto di scusarmi con il signorino La festa è in mio onore” Ora aveva cominciato a prenderlo in giro “Ma ti ripeto che se non trovi qualcuno smammi e senza fare tante storie!”



“Ma ti rendi conto che stai parlando con Orlando Bloom?” Ora si era proprio alterato. Cercava di contenersi un po’ e per fortuna le sue doti di attore si stavano rivelando utili.



“Ah sì? Mai sentito nominare per tua fortuna anche perché, se eravamo in un’altra situazione, ti avrei già spaccato la faccia senza troppi problemi. A me le stelle del cinema mi sono poco simpatiche, uno perché non mi piacciono i film moderni, due perché le persone famose si credono di essere chissà chi” La ragazza ora lo stava deliberatamente umiliando. Lui, una persona famosa, oltre al fatto di non essere stato riconosciuto, veniva preso in giro da un’estranea che poteva essere persino una barista.



“Se le cose stanno così me ne vado, seduta stante, dal tuo capo e penso che questa sarà l’ultima sera che lavori. Posso anche tollerare il fatto che tu non mi conosca ma di certo non è mia abitudine che una sconosciuta mi parli con questo tono arrogante.”



“Ma si può sapere che diavolo sta succedendo qui? Non vi pare di fare un po’ troppa confusione? Siamo ad una festa e la gente si vuole divertire.” Era Cristopher Lee.



“In ogni caso vedi di parlare con lei, è stata questa ragazzina a farmi incavolare ma stai pure tranquillo che questa sarà l’ultima sera che lavora al pequeño.” Orlando aveva incrociato le braccia e ora mostrava una faccia trionfante alla ragazza.



Lei, di tutta risposta, gli lanciò un’occhiata del tipo Chi ti credi di essere e poi si girò verso Lee dicendo “Sai Cris, credo proprio che il signorino qui avrà ben presto una brutta sorpresa.” L’uomo la guardò accennando un piccolo sorriso.



“Suppongo di sì. Però non vedo come ha potuto farti arrabbiare Amina. Di solito anche lui è una persona pacata e tranquilla.”



“Beh” disse Amina “io gli avevo detto che se non trovava qualcuno con cui dividere il separè doveva smammare e lui ha cominciato ad avere le manie di grandezza”



“Sì, sì, continua pure a sfottere ma intanto domani ti trovi in mezzo ad una strada!” Orlando era veramente arrabbiato. Certo, solitamente era molto tranquillo, però il fatto di non essere stato riconosciuto, gli aveva dato molto fastidio anche perché, persino le persone più anziane, vedendolo per strada, lo riconoscevano.



“In tal caso non avrai bisogno di cercare tanto per parlare con il proprietario” Amina lo guardava sorridendo, un sorriso molto strano.



“E perché mai?” Orlando aveva avuto un brivido freddo su per la schiena e, quando gli succedeva, non era mai buon segno.



“Semplicemente perché tu stai già parlando con il capo della baracca!”



“Non mi dirai che…”Non riuscì a finire la frase che si stava istintivamente coprendo gli occhi con una mano.



“Esatto, il proprietario, o per meglio dire la proprietaria, sono proprio io” Adesso sul volto di Amina era dipinto un sorriso di soddisfazione. Aveva vinto, e su tutta la linea.



Orlando rimase un po’ lì a guardarla, mai si sarebbe aspettato che quella ragazza era la proprietaria di quel bel locale. Certo, avrà avuto almeno ventiquattro anni ma era pur sempre molto giovane se si tiene conto del fatto che gestiva un club molto rinomato e famoso. Si mise a sedere. Lei lo guardò un attimo e per un momento ebbe l’impressione che lui fosse dispiaciuto così, salutando Cristopher, andò via. In pochi minuti arrivarono anche gli altri e cominciarono quasi subito a ridere e scherzare come amici di vecchia data così, anche Orlando, aveva dimenticato momentaneamente la storia di Amina.



“Ehi Ob, prima ho visto che stavi parlando con una ragazza, la conosco? A me è parsa molto carina!” Era Dominic che, in men che non si dica, voleva avere informazioni sulla proprietaria.



“Chi? Quella pazza scatenata? Guarda, non te la consiglio assolutamente. E’ venuta qui e, dopo avermi trattato come un perfetto idiota, si è messa pure ad offendermi e a dirmi che dovevo smammare! Sarà anche bella ma penso che dentro di lei alberghi la vera anima di un maschiaccio!” Orlando aveva parlato quasi senza riflettere e, considerando che era un po’ brillo, non aveva misurato le sue parole.



“Beh, in tutta sincerità devo dirti che Amina è un po’ strana ma non la giudicherei così male. Devo ancora riuscire a capire come l’hai fatta arrabbiare, di solito è una persona molto allegra e solare” Era intervenuto Cristopher, sembrava che la conoscesse molto bene.



“Io non ce la faccio proprio a vederla solare ed allegra! A me piuttosto è sembrata arrogante e sfacciata, oltre ad essere ignorante, maleducata e cafona!”



“Ti consiglierei di non dare troppa importanza all’apparenza. E’ veramente un fiore di ragazza e io la conosco da quando ha aperto il locale. Ogni tanto, d’estate, venivo nella mia villa vicino a Firenze e un giorno mi capitò di passare per Milano per impegni di lavoro. Oramai saranno passati quasi cinque anni e mi imbattei in Amina quasi per caso. Avevo sentito dire, dalla mia cameriera, che una ragazzina aveva appena aperto un delizioso locale nel nord Italia, all’epoca si chiamava solo pequeño e non era ancora frequentato da persone famose. A primo impatto mi era sembrato che lei fosse un po’ strana, ma dopo averla conosciuta mi sono molto affezionato a lei. Di tanto in tanto, se mi capita, torno ancora a farle visita ma è talmente impegnata che riesco a rintracciarla raramente, senza contare che un’agenzia di Beverly Hills la vuole ingaggiare per aprire un nuovo locale sulla diciassettesima strada.”



“Davvero? Allora vuol dire che è una persona famosa!” Esclamò Elijah molto divertito.



“In effetti io ho sentito parlare di lei perché ha anche accettato di collaborare con un cantante molto famoso. Non chiedetemi chi sia ma pare che il suo nome è figurato pure sull’album.” Era stata Liv ad intervenire, tipico, quando si trattava di musica lei era sempre la più aggiornata, considerando che suo padre la poteva dire molto lunga su quest’argomento.



“Beh, dando un’occhiata in giro si possono vedere molti cantanti, chissà che non sia qui proprio stasera!”



Continuarono a parlare ancora per qualche minuto finchè non si accorsero che all’interno del locale avevano spento per un attimo la musica e c’era Robbie Williams sopra un tavolo. In quel momento non ci fecero molto caso e proseguirono a discutere per conto loro finchè, una barista, gli chiese se potevano gentilmente andare nel salone perchè, il signor Williams (come lo chiamava lei), aveva un annuncio da fare. Furono ben presto tutti sotto di lui e, dopo aver preso un microfono cominciò a parlare.



“Dunque, innanzi tutto vorrei ringraziare la signora Versace per averci offerto questa bella festa e tutto questo alcol che, al solo pensiero, vorrei già essere ubriaco” un po’ di risa generali “Però vorrei anche ringraziare la signorina Amina, proprietaria nonché mia amica e collaboratrice e vorrei che salisse quassù insieme a me per un momento” Dopo aver detto questo, fece un cenno con una mano alla ragazza che, riluttante, salì sopra al tavolo assieme a lui.



“Beh, grazie Robbie. Dunque, anche io vorrei ringraziarvi visto che siete accorsi così numerosi anche se molti di voi nemmeno li conosco! E poi vorrei approfittare di questo momento per scusarmi con il signorino la festa è in mi onore. Diciamo che non volevo essere così scortese ma, visto che mi ha dato dell’arrogante, della sfacciata, dell’ignorante, della maleducata e della cafona, lo inviterei ad essere un pochino più attento a quello che dice visto che il locale è mio. Ma sono un tipo molto calmo e così non voglio dire il nome anche se il diretto interessato avrà capito benissimo. Diciamo pure che ci metto una pietra sopra!”



In quel momento Orlando si sarebbe volentieri scavato una fossa per poi rimanerci fino alla fine della serata. Amina, probabilmente, l’aveva sentito per caso e ora se ne stava lì, tranquilla, e prenderlo in giro. Però doveva fare qualcosa, almeno farla sentire in imbarazzo di modo che avrebbe avuto la sua piccola vendetta personale.



“Mi scusi signorina, magari è stato proprio lui che voleva mettere una pietra sopra e lei gliel’ha tirata in faccia rifiutandola.”Sì, così andava bene. Non avrebbe mai trovato le parole per ribatterlo.



“In ogni caso, signor Orlando, che io definirei persino furioso, facendo riferimento ad Ariosto, lui la pietra me l’avrebbe volentieri tirata in mezzo alla fronte. Penso che se lo conoscessero davvero, pochi gli starebbero vicino.” Gli aveva sferrato un colpo basso.



“Magari lui voleva essere semplicemente gentile non crede?”



“Oppure voleva semplicemente che una ragazzina della mia età venisse licenziata!”



“Forse non si meritava di essere trattato così male! Certamente, una persona famosa va trattata con molto rispetto, non crede?”



“Allora chiunque non abbia milioni di dollari, oppure una bella macchina e una villa enorme va trattata come una pezza da piedi senza personalità? Suppongo che anche il signorino, per qualche tempo, è stato una persona comune e credo che tutti gli abbiano portato comunque rispetto. Questa è una regola che vale per tutti, me compresa, il fatto di essere conosciuto non giustifica mai il comportamento di una persona.”



Era successo di nuovo, l’aveva battuto di nuovo. Effettivamente, ora che ci pensava meglio, era stato molto scortese con lei e si era comportato da gran zoticone ma dopotutto, l’unica ragione che l’aveva spinto a comportarsi così era la delusione. Credeva che tutti, oramai, lo conoscessero e soprattutto non aveva accettato il fatto che, una bella ragazza come Amina, lo trattava come una persona qualunque, permettendosi pure di prenderlo in giro pubblicamente.



“Ehi ragazzi, non mi sembra il caso di litigare non credete? Se non altro almeno stasera che ci stiamo divertendo tutti quanti. Piuttosto, che la festa continui!” Robbie aveva notato che l’aria si stava facendo pesante e così cominciò a sviare il discorso.



Viggo, Billy e gli altri se ne tornarono quasi subito al loro separè ma Orlando andò al bar e si mise a sedere su di uno sgabello, seguito quasi subito da Elijah che voleva sapere cosa era successo. Robbie aiutò gentilmente Amina a scendere dal tavolo, considerando i suoi tacchi vertiginosim e poi si avviarono verso il bar insieme.



“Ma che ti succede Ob? E’ per colpa di quella ragazza?” Elijah era stranamente preoccupato per Orlando, non l’aveva mai visto così.



“Boh, non lo so neppure io. Il fatto è che lei, per prima, mi ha trattato come uno qualsiasi. Non riesco a spiegartelo ma...effettivamente credo di essermi montato un po’ troppo la testa.”



“E’ naturale, considerando che, come me del resto, vieni inseguito da un’orda di fan non appena esci di casa.” Elijah aveva assunto un tono un po’ divertito, nella speranza di veder ridere l’amico. “Oppure devo pensare che sei arrabbiato perchè lei non ti abbia considerato subito un bel ragazzo?”



Colpito e affondato. La cosa che gli era rimasta più impressa era la sua espressione, naturale e interrogativa al tempo stesso. Quando si era avvicinata a lui non sembrava che avesse avuto qualche doppio fine, anzi, era semplicemente interessata a fare il suo lavoro e non l’aveva squadrato dalla testa ai piedi, come di solito facevano molte ragazze. Eh sì, gli era dispiaciuto che una bella ragazza come lei non l’avesse neanche degnato di uno sguardo.



“Credo di sì, sai, di solito ognuna che mi si avvicina lo fa perchè mi considera bello oppure attraente mentre lei, quell’impressione, proprio non me l’ha data. Magari dipende dal fatto che non le piaccio, che ne so io!”



“Andiamo, questa non è esattamente la frase che mi sarei aspettato di sentire dal famoso Orlando Bloom, malizioso e don Giovanni come pochi che ho conosciuto. Forse ti sei impegnato troppo poco. O magari il tuo savoir faire ti ha abbandonato completamente? Sai, credo che tu abbia perso il tuo tocco! ”



“Lo sai, effettivamente mi sto abbattendo per una che nemmeno se lo merita però deve avere una bella punizione, qualcosa di molto cattivo. Ti va di fare una scommessa?”



“Ehi, andiamoci piano, io non ho mai detto di voler fare una scommessa con te su di lei!”



“Però hai toccato un punto debole: il mio orgoglio maschile. Facciamo così, se riesco a portarmela a letto entro un anno a partire da oggi, tu dovrai organizzare, per un mese intero, feste a non finire a casa tua, tutti i giorni, naturalmente a tue spese!” Orlando aveva dipinto in faccia un sorrisetto divertito e non vedeva l’ora di sapere cosa avrebbe risposto l’amico.



“Mi sembra che la tua proposta sia un po’ squilibrata, e tu cosa farai se perdi?”



“In tal caso, sarò io che darò una festa ogni giorno per un mese esatto!”



“Se la mettiamo così ci sto! Preparati pure ad aprire il portafoglio perchè, da quello che ho visto, la tua sarà veramente un’impresa ardua.” Elijah era sicuro di vincere. In altre situazioni non ne sarebbe stato così sicuro ma era convinto di avere il coltello dalla parte del manico.



“Vedremo amico mio...vedremo!” Orlando non avrebbe mai accettato di perdere, per nessuna ragione al mondo. Elijah l’aveva sfidato e lui non si sarebbe tirato di certo indietro.



CONTINUA...

[Modificato da Shizuru117 06/06/2005 20.41]

Shizuru117
00venerdì 10 giugno 2005 20:29
Capitolo 2.

Non tutte le strade sono in piana!



Era passato molto tempo da quando la festa era cominciata e ben presto quasi tutti dimenticarono la piccola “scenetta” che c’era stata tra Orlando e Amina. Erano quasi le cinque di mattina e la maggior parte della gente se ne era andata mentre la ragazza era rimasta quasi tutto il tempo nel salone a controllare che nessuno facesse confusione. Erano rimasti in dieci: lei, tre bariste, tre buttafuori, Orlando, Elijah e Billy. Avevano spento anche la musica ma loro tre erano rimasti un po’ lì a parlare e Ob, come lo chiamavano i suoi amici, stava cercando di elaborare la strategia migliore per non perdere la sua scommessa. Ben presto trovò l’occasione per mettere in atto la prima parte del suo piano: diventare amico di Amina. Quando gli altri due andarono via con le loro macchine cercò di trovare una scusa per poter aiutare la ragazza a mettere a posto. In quel momento stava raccogliendo i bicchieri sparsi per i vari tavoli.



“Ti serve una mano? Ce ne sono tanti in giro, quando qualcuno dà una festa stai pur certa che non ci facciamo sfuggire l’occasione di bere!” Aveva assunto un tono molto dolce e amichevole, non c’è che dire, era proprio un grande attore.



“Come mai il signorino ha deciso di darmi una mano? Per tua informazione non ho alcun bisogno di aiuto. Anzi, se te ne vai mi fai pure un piacere.” Gli rispose senza nemmeno guardarlo in faccia, era troppo indaffarata per incrociare i suoi occhi.



“Per tua informazione, noi attori abbiamo le mani come tutti gli esseri umani di questa terra!”



“Ma no! Pensavo che voi foste, che so, degli extraterrestri venuti da chissà quale pianeta per dominare la terra!” Non c’è che dire, aveva sempre l’ultima parola con lui, era come se fosse preparata a qualsiasi discussione.



“Io non ci credo, ma possibile che ogni volta che cerco di parlarti va a finire che ci prendiamo in giro come due bambini? Ci riuscirà mai a fare dei discorsi seri?!” Mentre disse queste parole, con un po’ di stizza, prese tre bicchieri e li portò al bar solamente che li aveva buttati sul lavello con troppa velocità e uno si era rigato. Fece per prenderlo ma si fece un taglietto sul pollice.



“Accidenti! Ci mancava solo questo!” Amina, che era di là, l’aveva sentito.



“Ma che ti è successo? Perché hai url….ma porc! I miei bicchieri da cocktail! Ma come cavolo hai fatto a incrinarlo?” Ecco, era più preoccupata per il bicchiere piuttosto che per lui.



“Magari potresti anche interessarti al mio povero dito sanguinante!” Aveva assunto un tono un po’ da offeso.



“Comincio con il dire che non ti avevo chiesto di aiutarmi e poi i bicchieri vanno appoggiati con un po’ di grazia sul lavello, altrimenti si rompono. Ma mi immagino che tu non li hai lavati neanche una volta!”



“Evidentemente, voi troglodite, non sapete che esiste la lavastoviglie!”



“Oppure voi presuntuosi non sapete che la lavastoviglie opacizza i bicchieri e può rompere la struttura cristallina.”



“E ti pareva! Strano ma vero stiamo ancora qui a discutere!” Lui la guardò un momento e vide che lei non aveva il viso imbronciato, anzi, sembrava divertita. Non sembrava prendere sul serio le loro discussioni, lui invece ogni tanto se la prendeva un po’ ma in fondo lo sapevano tutti e due che stavano scherzando.



“Vado a prenderti un cerotto e del disinfettante, tu stai qui e non ti muovere, mi raccomando. Non voglio averti sulla coscienza.”



“Sì mamma!” Ora stava ridendo, con lei si sentiva a suo agio. Nonostante le battute, spesso un po’ pesanti, era una vita che una donna non lo prendeva in giro. Di solito, se qualcuna lo faceva, era solo per portarselo a letto ma lei non aveva quell’intenzione, anzi. Se sarebbe stato lì qualche altra oretta l’avrebbe mandato fuori a calci nel sedere.



“Sì, sì, intanto ho già fatto la domanda per mandarti in adozione!”



“No, tanto lo so che mi vuoi bene!”



“Ricordami di uccidere il padre, appena lo vedo ok? Purtroppo ti hanno scambiato in maternità!”



“E…accidenti! Ma perché ce la devi avere sempre tu l’ultima parola?”



Lei non rispose ma lo guardò un istante e fece il segno della vittoria. Se l’avesse vista in giro per la strada, probabilmente, non si sarebbe nemmeno girato due volte a guardarla ma adesso le sembrava diversa. Cristopher aveva ragione, in fondo non era così male. ‘Se va avanti così ’ pensò, ‘mi bastano solo due giorni per sbatterla come un tappetino! Come sono crudele!’. Quando ritornò aveva con sé un flacone di disinfettante, del cotone, alcuni cerotti e una garza.



“Guarda che non mi hanno mica ferito a morte!” Orlando sfoderò il migliore dei suoi sorrisi ma a lei non fece alcun effetto e, ben presto, si mise a sedere di fronte a lui e cominciò a disinfettare un po’ la ferita. Non era molto profonda ma chissà chi ci aveva bevuto su quel bicchiere! Non era per niente igienico lasciarla a marcire senza pulirla. Lui la guardava attento e, per qualche istante gli venne da ridere. Si era tolta il cappello e adesso aveva il flacone su una mano, un cerotto in bocca e la garza appoggiata sulle spalle.



“Sai, è da prima che me lo chiedevo, come mai tu parli così bene l’inglese?”



“Cofa? L’inglefe? A fì, devi fapere che prima di afrire il locale fono ftata….” Aveva ancora il cerotto in bocca e non riusciva a parlare bene. Orlando, con delicatezza, glielo tolse dalle labbra e notò che esse avevano un vago profumo di menta.



“Grazie! Come stavo dicendo, prima di aprire il locale sono stata quattro anni in Inghilterra con mio padre. Era un camionista e così eravamo costretti a viaggiare molto. Trovò lavoro vicino a Manchester e, considerando che lo pagavano molto bene, mi mandò in un college londinese. Ormai sono quasi cinque anni che è morto e così sono dovuta tornare in Italia. E’ per questo che parlo così bene la tua lingua.”



“Oltre all’inglese che lingue parli?” Che strano, era stata quattro anni a Londra e parlava quasi come un’abitante del posto.



“Logicamente l’italiano, il francese, so qualche parola di spagnolo, mastico pochissimo il tedesco e poi parlo il dialetto del mio paesino.”



“Mi faresti sentire qualche parola non tuo dialetto?”



“Ah, lasciamo perdere. Magari un’altra volta. Ecco, ho finito. Ti ho messo un cerotto e poi ho applicato la garza per non fargli fare infezione.”



“Ma che brava infermierina! Dimmi, domani sera lo tieni aperto il locale?” Si stava facendo interessato, dopotutto, doveva mostrarsi ammaliato da lei altrimenti la sua scommessa sarebbe andata a farsi friggere.



“Stiamo cominciando a fare i cascamorti? Ti metto già in guardia, il mio interesse per te è sotto terra! Comunque, domani parto e credo che non ritornerò qui per un bel po’.” Aveva ripreso le sue cose e adesso aveva quasi finito di mettere a posto.



“E dove vai di bello? Fai una vacanza di piacere?”



“Seee, magari! Devo andare in America per lavoro. Un’agenzia di Beverly Hills mi ha contattata e mi ha chiesto se potevo aprire un locale lì da quelle parti. Sai, in verità lì vicino ci sono molte ville di persone famose e vorrebbero che aprisse i battenti un localino un po’ strambo, come il mio! Valli a capire i divi del cinema!” Si era rimessa il cappello e cominciava a spengere le luci.



“Ma guarda che coincidenza! Lo sai che anche io ho una casa lì vicino a Beverly Hills?”



“Fantastico! Mi avevi dato l’impressione di essere strambo!” Disse un po’ seccata “Adesso ho trovato un altro motivo per restarmene qui!”



“Guarda che se sei così scontrosa gli uomini scappano! Io l’avrei già fatto ma, visto che la mia grave ferita doveva essere curata…e poi ho trovato davvero una brava infermiera!” Si stava avvicinando lentamente a lei ma Amina non sembrava per niente impaurita, né sconvolta, quantomeno stupita.



“Apriti bene le orecchie perché non ripeterò due volte questa cosa: non uscirei con te neanche se fossi l’ultimo uomo rimasto sulla terra!” Adesso era lei che era avanzata verso di lui, con fare deciso e con le braccia incrociate.



“Ehi, guarda che non ci volevo provare con te! Era solo un consiglio!” Era stato troppo veloce, altre ci sarebbero cascate ma lei non era il tipo.



“Se la mettiamo in questi termini, allora è tutto a posto. Ora, non per farti fretta ma…io vorrei chiudere il locale, andare a letto e dormire almeno un’ora prima di dover prendere l’aereo per l’America, visto e considerato che ci sarà di sicuro una fila assurda e che devo partire alle dieci di mattina, un vero strazio.”



“Guarda la situazione dal lato positivo, almeno ci sarà qualche possibilità di rivederci!” Aveva preso la sua giacca e si apprestava ad uscire insieme a lei.



“In tutta sincerità credo che questa situazione abbia solamente del negativo. Ma stasera dovevo proprio conoscer uno come te? Ma perché non sono partita ieri…?”



“Senti, prima di salutarti te lo posso chiedere un favore?” La stava guardando cercando di essere gentile e soprattutto amichevole.



“Dipende dal favore, caro il mio Orlando!”



“Ma tu come ti chiami, cioè, qual è il tuo cognome?”



“Mi posso fidare? Non è che poi assoldi un killer e mi fai uccidere?” Lei cominciò a guardarlo un po’ divertita, non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo.



“Parola di boy scout!” Si incrociò gli indici delle mani sulla bocca per indicare la sua promessa e lei non potè non ridere.



“Ok, mi chiamo Amina Carlini, contento?”



“Sì” Ora sapeva il suo nome e il che gli era di grande aiuto per attuare la seconda parte del suo piano. Ogni tanto, gli uomini, hanno delle idee così malsane che farebbero gelare le vene.



Si congedarono stingendosi la mano. In tutta sincerità Amina non credeva di poterlo rivedere e aveva dato poca importanza a quella sera. Indubbiamente Orlando era un bel ragazzo ma lei non ne era attratta affatto, lo considerava un po’ bambinone e malizioso ma dopotutto era divertente. Lei era il classico tipo che aveva una marea di amici maschi per i quali non prova che affetto. Era sempre stato così, sin da quando era bambina, lei era l’unica ragazza della scuola che riusciva a far amicizia con tutti i maschi. Stava simpatica a tutti loro ma le ragazze non erano della stessa idea. La consideravano un’oca e per questo era quasi sempre esclusa dalle attività di gruppo.

Orlando doveva ricredersi, non era esattamente come l’aveva inquadrata la prima volta. A prima vista poteva sembrare un po’ cafona ma, parlandoci un po’ di più, si era reso conto che era una delle poche donne che riusciva a parlare con lui senza dimostrare il benché minimo interesse. Era senza ombra di dubbio molto bella, però non dava l’impressione di essersi montata la testa, tantomeno di avere la puzza sotto il naso. Era felice di averla presa per il verso giusto, anche perché sarebbe stato più facile convincerla ad uscire con lui. Non doveva avere fretta e aveva capito che, se voleva incastrarla, doveva dimostrarsi prima di tutto un amico.





CONTINUA...
=Ereandil=
00domenica 5 novembre 2006 10:52


Ehm ... se continua..quando continua? XD [SM=g27835]

Ho capito, blocco dello scrittore [SM=g27822]



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