In un solo mese 33 casi di morbillo a Trieste. Sono colpiti i bambini, ma anche (ed è l’aspetto più pericoloso) degli adulti fra i 30 e i 40 anni, studenti e lavoratori. Il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria ha già inviato una lettera ai presidi di tutte le scuole con la raccomandazione di informare le famiglie: «Chi non si è ancora vaccinato lo faccia». Ultimamente si registravano al massimo due malati all’anno, o addirittura nessuno.
L’epidemia partita dal Piemonte, che ha invaso anche la Liguria, originata dall’infezione contratta in Inghilterra da un solo ragazzino, ha viaggiato dunque da Ovest a Est.
Ma la malattia, che si punta a debellare in Europa entro il 2010 e invece inaspettatamente risorge, sviluppa focolai in Toscana e in Puglia e sta colpendo anche in Germania, Svizzera e Austria e i medici consigliano gli sportivi, ma anche i tifosi del campionato europeo di calcio prossimi a trasferte, per non dire i semplici turisti (specie con bimbi al seguito), di vaccinarsi prima di partire.
«La vaccinazione è partita negli anni ’90 - spiega Fulvio Zorzut, responsabile dell’Unità di profilassi al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria - e ancora nel 1996 abbiamo registrato 1400 casi in un anno, quindi a fronte di simili cifre ora non siamo all’emergenza, ma in una fase di massima attenzione, il problema sta nel fatto che si vaccina il 90 per cento dei neonati e adolescenti, e per impedire il contagio bisognerebbe arrivare alla soglia del 92-95 per cento».
Il 10 per cento di non vaccinati si somma anno dopo anno, quindi in totale la popolazione potenzialmente a rischio di morbillo è numerosa, e il rischio maggiore è per gli adulti perché nei casi acuti la malattia (tipicamente infantile) può portare broncopolmoniti o problemi neurologici. «Se l’epidemia si diffonde - prosegue Zorzut - le persone più a rischio sono i giovani adulti, i venti-trentenni, specie in ambito universitario, perché fra i più piccoli funziona il cosiddetto ’’effetto gregge’’, vince cioé la forza di protezione indotta dalla percentuale di vaccinati».
Secondo il medico però la situazione è sotto controllo: «Ci si poteva attendere una situazione molto più esplosiva».
I bambini andrebbero vaccinati a partire dai 13-14 mesi con un richiamo a cinque anni. Si sollecitano i pediatri a convincere le famiglie.
Ma - salvo i particolari casi di salute in cui la precauzione può essere sconsigliata - per effettuare la vaccinazione si è sempre in tempo. Basta prendere un appuntamento al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria in via De Ralli 3 nel parco di San Giovanni, telefonando dal lunedì al venerdì tra le 11 e le 14 al numero 040.399.7589
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