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New Delhi - Da 5 a 10.000 vittime: sta assumendo sempre più i contorni della catastrofe il disastroso passaggio del ciclone Sidr che ha devastato la zona sud del Bangladesh affacciata sul golfo del Bengala. Sono queste le ultime stime della Mezza Luna Rossa del Bangladesh. Mohammad Abdur Rob, presidente dell'organizzazione internazionale, ha detto che analizzando lo scenario della catastrofe e confrontandolo con i passati disastri, quella di 10.000 morti è una stima realistica. Già stamattina il quotidiano The New Nation dava come ufficiali oltre 3.000 vittime (mentre il governo bengalese ne indicava ancora 1.900) dando però i morti a quota 10.000 secondo stime delle organizzazioni non governative. La Mezza Luna Rossa parla anche di 3.500 pescatori che mancano ancora all'appello su circa 150 barche.
Anche elefanti per i soccorsi Mano a mano che i soccorritori riescono a raggiungere le zone del sud del paese dove si è abbattuta la furia dell'acqua e del vento, si scoprono sempre più vittime. Sono oltre 4 milioni i bengalesi che hanno dovuto abbandonare le loro case, migliaia i villaggi rasi al suolo. Oltre a questo, la gran parte dei raccolti di grano, una delle prime fonti di sostentamento del paese, sono andati distrutti. Il direttore dell'agenzia bengalese per le catastrofi, ha detto di aspettarsi di trovare migliaia di cadaveri nelle zone più colpite del paese.
Molte zone amcora isolate La difficoltà di avere notizie e dati certi sta nel fatto che gli oltre 40.000 volontari, i 3.000 militari, i mezzi terrestri, gli elicotteri e le navi non hanno ancora raggiunto tutte le zone interessate dal ciclone, uno dei più disastrosi nella storia del Bangladesh. Per cercare di arrivare nei villaggi sul mare, i soccorritori stanno anche utilizzando gli elefanti per rimuovere gli alberi e gli ostacoli che rendono impraticabili le strade. La macchina dei soccorsi lentamente e con difficoltà sta cercando di portare sollievo nel paese, ma molte vie di comunicazione sono saltate. L'energia elettrica e le linee telefoniche non sono state ancora ristabilite neanche nella capitale Dacca, che è parzialmente al buio. Fame, sete e malattie sono le nuove emergenze per i soccorritori.