È stato presentato per la prima volta al convegno di Stresa, che si è appena concluso, il primo antiemicranico di origine naturale a base di ginkgolide B, un derivato terpenico del ginkobiloba, nota erba fossile già presente 250 milioni di anni fa.
Utilizzata in Cina fin dal 2800 A.C. contro i deficit cognitivi per la sua azione sul microcircolo, oggi quest’erba viene apprezzata per il suo effetto sul fattore di attivazione piastrinica (il cosiddetto PAF), che interviene nella cascata di eventi che portano all’ipersensitizzazione del neurone trigeminale, fenomeno fortemente implicato anche nello scatenamento dell’emicrania.
Bloccando l’attivazione trigemino-vascolare, la ginkgolide sembrerebbe particolarmente utile nel controllo delle crisi di emicrania con aura.
Sono in corso studi su un ampio numero di pazienti per convalidare le positive esperienze discusse nel corso del convegno.
La scoperta è di grande rilievo: poter utilizzare un principio naturale con proprietà farmacologiche specifiche offrirebbe un rimedio privo di effetti collaterali che, associato a riboflavina e coenzima Q10, sembra ancor più efficace nella più grave emicrania con aura (di cui soffrono 2 milioni di italiani), dove il ginkgolide è utilizzabile addirittura in monoterapia
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