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La libertà di amare - story

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2006 22:25
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01/11/2006 22:25




Terza parte




- Padre. – mi rivolsi avvicinandomi al barone.
- Virginia. Cosa posso fare ora per te? Dobbiamo chiarire ancora il discorso precedente?
- No, padre. Siete stato chiarissimo al riguardo. Ciò che mi preme chiedervi ora è quando pensate di dare il via alle danze e quale sarà il mio cavaliere.
- Capisco. Ebbene, ormai le danze avranno inizio. Potrai scegliere da te il cavaliere questa sera. Consideralo un regalo, per vedere se riesco a farti sorridere un poco. Dunque, decidi tu chi preferisci tra uno dei ragazzi greci o il figlio dei visconti d’America.
Guardai mio padre sbalordita. Non avrei potuto scegliere io stessa tra quelli menzionati, poiché nessuno di loro mi sarebbe andato bene, conscia del fatto che, con la mia scelta, mio padre avrebbe fatto pressioni affinché il cavaliere di una sera, potesse diventare mio consorte per il resto della vita.
Dallo sguardo di mio padre nel presentarmi quei ragazzi, ebbi la certezza che si sarebbe messo il cuore in pace se avessi scelto il fratello più giovane tra i due greci, ma come avrei potuto tradire il mio cuore?
Annuii alle parole del barone e mi congedai, tornando ad affacciarmi al balcone della terrazza a un lato della sala. Gli occhi mi si velarono di lacrime e guardai il cielo buio, privo di stelle, cercando di calmarmi, per ritrovare il ritmo regolare del respiro quasi affannoso.
- Allora era vero!
Mi voltai presa alla sprovvista e vidi Mota che avanzava lentamente verso di me, con volto cupo.
- Mota, perdonami, ma non sono dell’umore giusto ora per…
- Immagino, sorella!
Mi meravigliai. Per la prima volta mi chiamò con il giusto nominativo. Una lieve sensazione piacevole mi attraversò il corpo. Un poco di tristezza, mista a felicità. Cercai comunque di non farlo notare, e provai a non guardarlo negli occhi mentre cercai risposta.
- Non è un dramma, infondo, lo so, ma non sono in grado di fare una scelta. Tantomeno questa sera.
- Concordo, non è un dramma questo. Ma se volete, potete impedirlo. Se la scelta di amare qualcuno con costrizione non vi soddisfa, non vi serve che partecipare alle danze e, di conseguenza, anche il barone si vedrà costretto a rinunciare ai suoi scopi.
- So cosa vuoi dire, Mota. So che dovrei essere io a decidere il futuro che preferisco. Ma ormai non posso più tirarmi indietro. Se non sarà questa sera, sicuramente sarà la prossima. Non voglio più vivere nel terrore che scelga mio padre al posto mio. Questa sera mi ha dato la possibilità di scegliere. Non posso sprecarla. Sarà dura farlo, ma devo.
- Quindi avete intenzione di scegliervi una cavaliere.
- Sì, Mota. E’ l’unica soluzione. E, come vuole il barone, costui diverrà mio marito. C’è comunque una condizione. Se non posso essere io a scegliere il mio futuro, non darò alcuna soddisfazione a nostro padre, scegliendo chi, con i suoi gesti, mi ha fatto comprendere sia tra i suoi preferiti.
- Non capisco…
- Vedi, lui si aspetta che scelga come cavaliere, il minore dei due fratelli greci che ha invitato apposta. Sono entrambi molto belli, questo glielo concedo, quindi avrà pensato che potessi rimanere affascinata da almeno uno di loro. Ma involontariamente, mi ha dato una terza possibilità di scelta. La mia.
- Virginia…ma siete sicura che in questo modo sarete felice? Comprendo volete vendicarvi di nostro padre e della sua imponenza, ma sarete voi a dover convivere con la vostra scelta. Come farete dopo?
- Mota, caro, credimi è tutto a posto. Ormai ho preso la mia decisione. Non mi tirerò indietro, come forse il barone si aspetta. Questa sera ho capito che l’amore è dolce e puro e viene dal cuore. E’ inaspettato. Inafferrabile. Invincibile. Eppure il mio destino è questo e non sarò mai corrisposta da chi vorrei.
- Temo proprio di non capire. Questo discorso è ineccepibile per me. Di chi parlate?
Guardai mio fratello negli occhi e sorrisi. Mi fissò senza dir nulla, incapace di comprendere i miei pensieri. Intanto le lacrime mi rigavano il viso, ma non spensi il sorriso rivolto a lui, perché sarebbe stato motivo di sfogo e di debolezza, quella che mai avrebbe dovuto notare in me Mota. Ma lui mi abbracciò.
Qualcosa di inaspettato fu quel gesto da parte sua, il primo segno di affetto, dopo dieci anni. Dentro me provai una miscela di sensazioni e mi inginocchiai così da poterlo abbracciare meglio. Piansi così tra le sue minute braccia che scaldavano il mio collo. Non credo di aver mai provato sensazione più dolce.
Mota, nonostante il suo silenzio, mi fu sempre vicino e solo in quel momento mi resi conto del bene che ci legava profondamente.
Mi calmai poco a poco e una musica soave si udì provenire dalla sala principale. Mi rialzai dunque e cercai di ricompormi, abbandonando l’abbraccio di mio fratello.
- Devo rientrare, ora, Mota. Non posso indugiare oltre. – gli dissi dolcemente.
- Virginia…Sorella, vi voglio bene! Vi sono vicino. – rispose con coraggio e immenso affetto.
Un sorriso ancora gli rivolsi e un bacio soffiato, prima di sparire tra la folla, con molteplici sensazioni dentro, così forti da farmi quasi mancare il respiro.
- Virginia! – mi arrestai, udendo la voce di Felicita alle spalle e mi voltai verso di lei.
- Ditemi.. – le sorrisi malinconica.
- Se c’è qualcosa che posso fare per voi, qualunque cosa, non dovete che chiederlo. Sarò lieta di potermi sdebitare del favore che mi avete fatto.
- Se possibile, allora…perché non parliamo in modo più amichevole? Come fossimo sorelle. Non ti dispiace vero? – le chiesi.
- Ma certo che no, Virginia! E’ un piacere per me sentirti più amichevole.
- Me ne rallegro di cuore.
- Sì, anche io. Ma non c’è altro che io possa fare?
- No, Felicita. Solo devi promettermi che resterai sempre esattamente come sei. Questo è importante.
- Virginia… sei la ragazza più buona e generosa che abbia mai avuto l’onore di conoscere. – mi abbracciò e quando si ritrasse, mi disse – Permettimi una cosa.
- Certamente – le risposi con lieve rossore per il suo gesto affettuoso.
- Mi piacerebbe molto che tu partecipassi alle danze da parte mia. Non so ballare il valzer e nemmeno ho mai avuto desiderio d’imparare. Ti dispiace ballarlo con il mio cavaliere? Lui è eccezionale.
Non potei crederci. Fui quasi sul punto di svenire. Avrei dovuto partecipare alle danze con il ragazzo che mi colpì più di tutti quella sera. Questo, per ricambiare un favore. Non potei che gioirne.
- Felicita, io… - cominciai a rispondere, con imbarazzo.
- Virginia, dimmi. Non sei pratica a ballare il valzer nemmeno tu?
- No, non è affatto questo! Solo, non so…
- Virginia, credi, non te lo chiederei se per me non fosse davvero importante! – mi guardò supplicante. – Ormai sei al corrente che è la prima festa di nobili a cui partecipa Alehandro. Mi piacerebbe molto quindi che avesse un bel ricordo di questa serata. Lui poi sa ballare molto bene. Non mi piacerebbe costringerlo a restare senza dama, solo a causa mia. Si tratterà di un solo ballo, davvero. Nulla più.
Riuscii a sentire in lei tutto l’amore che una donna può dare, intenso e forte come quello che bruciava dentro me e la guardai con ammirazione.
- Va bene, ho capito. Se servirà a renderti felice, concederò un ballo al tuo cavaliere. – risposi sorridendo.
Felicita mi abbracciò entusiasta per la mia risposta e sentii in quell’abbraccio tutta la sua gratitudine.
In realtà però ero io a esserle davvero grata, poiché avrei ballato con il cavaliere dei miei sogni, di cui finalmente seppi il nome. Il cuore prese ritmo impazzito mentre, tra la folla, vidi avanzare Alehandro, imbarazzato e visibilmente teso.
- Con permesso… - udii scandire dalla sua voce, porgendomi la mano con forte tremore.
Appoggiai così la mia mano sul palmo della sua, sorridendo, e mi spinse leggermente verso sé.
Non riuscendo a osservarlo negli occhi, con sguardo fuggiasco mi voltai appena a guardare Felicita che, a sua volta, indirizzava la sua attenzione verso di noi e notai la sua emozione, probabilmente perché il suo cavaliere poteva vantare di un bel ricordo sulla festa, grazie a me.
La melodia del valzer prese ritmo e Alehandro mi strinse con maggiore decisione, guidandomi dolcemente sui suoi passi, come un vero damerino.
L’agitazione provata fu talmente intensa, che la musica a confronto mi parve molto più lenta, nonostante nel mio cuore sperai che quel momento non giungesse mai al termine.
Poco a poco cercai di farmi coraggio e, a metà delle danze, riuscii a incrociare i suoi occhi. Sentii avvampare tutto il calore del mio corpo verso il volto. Danzammo così vicini che potei facilmente specchiarmi nei suoi occhi neri e profondi. Anche in lui notai imbarazzo, e una luce strana in quello sguardo buio e travolgente, mentre le sue gote divennero sempre più rosee.
- Chiedo scusa se vi fisso con insistenza. Vi sembrerò sfacciata. Perdonatemi. – dissi a voce fioca.
- Non dovete preoccuparvi, fa parte del ballo. – rispose anch’egli con timidezza e voce pacata.
- Siete.. molto bravo. – cercai di conversare. – Se posso domandare, dove avete imparato?
- Potete osare, certo. – rispose con grande gentilezza. – Quella del ballo è una mia passione. Non ho avuto nessuno che mi insegnasse, ho solo avuto pazienza e costanza nell’esercitarmi da solo per intere giornate. Invero, volteggiare in saloni grandi e fastosi come questo mi piace. L’unica pecca sono gli invitati che vi presenziano nelle cerimonie particolari come accade questa sera.
- Certo, comprendo… - dissi, affascinata dal racconto, tanto che cominciai ad ammirarlo ancor più come persona, che per la bellezza che mi aveva colpita.
- Voi, invece, dove avete imparato? Se mi è consentito chiedervelo.. – azzardò.
- Come? Io? Oh, beh… quando ero poco più che una fanciulla, mi educarono apposta per partecipare ai balli di corte, sotto la pressione del barone, mio padre. Erano esercizi duri e ripetitivi per una bambina così piccola e, insieme a questi esercizi, ero obbligata allo studio. Pile di libri ogni giorno.
- Dite seriamente? Avete dovuto imparare così tante così in così poco tempo?
- Precisamente. – sorrisi, nel notare la sua espressione sbalordita.
- Ma non era troppo per voi? Eravate poco più di una fanciulla. – replicò, indignato.
- Se la pensate così, non vi dico allora che man mano crescevo, le lezioni si facevano sempre più intense e pesanti. Grazie a questo però, ho potuto imparare le diverse lingua parlate nel mondo. Come la vostra.
- Dunque la vostra esistenza è sempre parsa così piena di impegni.
- Deduco di potermene vantare, ora. – sorrisi dolcemente.
- Sarà, ma queste regole della nobiltà superano ogni mia concezione sulla vita.
- Temo di non capire..
- Vedete, ho sempre desiderato diventare un teologo, ma amo molto ascoltare storie appartenenti ai diversi ceti sociali. La vostra storia, ad esempio, mi colpisce molto e mi incuriosisce nello stesso tempo. E, visto che sto specializzandomi per divenire reporter, potrei scrivere di voi.
Rimasi a fissarlo allibita, confusa e non seppi cosa pensare. Capii di aver catturato la sua attenzione, nonostante non fosse quel tipo di attenzione che avrei voluto ricevere da lui. Lo vidi dunque arrossire, comprendendo il mio sconcerto.
- Scusate, forse sono stato impulsivo. Se vi ho creato disturbo, ovviamente, non mi permetterò mai di mettere per iscritto la vostra storia!
Non risposi. Rimasi a pensare senza dire altro e, quasi senza accorgermi, poggiai la testa sul suo petto, continuando il nostro ballo, ormai giunto al termine. Non parlammo più fino a che la musica non si fermò.
Alzai nuovamente lo sguardo e dissi :
- Vi ringrazio. Ballate molto bene. Non dimenticherò mai questa emozione.
Lo vidi arrossire e con un sorriso mi congedai. Nel cuore provavo una grande pena. Ormai, ancora un ultimo ballo e la festa si sarebbe conclusa.

- Ho notato ti sei concessa a uno sconosciuto giovinotto. – mi redarguì il barone, avvicinandosi.
- Padre… voi … - mi colse impreparata con quella frase di allerta. Avrei dovuto fare attenzione al tono usato come risposta.
- Dimmi, è il cavaliere che ti piace?
- Come dite? – chiesi preoccupata che avesse compreso.
- Virginia, non amo ripetermi. Sarebbe gradita una risposta semplice e concisa.
- No, padre. Non conosco il ragazzo con cui ho aperto le danze. Gli ho solo concesso un valzer.
- Molto bene. In tal caso, sarai pronta a seguirmi ora. – la sua fu più una pretesa che una richiesta.
- Certo padre. Sono cosciente del fatto che al termine della serata dovrete annunciare il mio fidanzamento con uno tra gli ospiti presenti.
- Niente di più vero. Dunque, mi farai compagnia durante l’ultimo ballo in programma?
- Sarò onorata padre. – dissi, priva di entusiasmo.
Lo seguii e mi posizionai in piedi al fianco della sua poltrona, osservando l’intera sala dall’alto di tre gradini. Riuscii a vedere le figure di tutti gli invitati e la tensione mi soffocò di colpo. Di lì a poco, Felicita e Alehandro, avrebbero avuto privilegio di partecipare alla fine della mia gioventù per abbracciare la maturità troppo precocemente voluta da mio padre, per far parte di quella vita che avrei preferito non dover vivere.
Per tutto il corpo provai l’amarezza della tensione, con il cuore impazzito e un tremore incessante. Chinai il capo, osservai gli orli dell’abito che toccavano a terra fastosi, congiunsi le mani stringendole una nell’altra e attesi in silenzio. Pochi istanti dopo, la musica cessò di riempire la sala con le sue note soavi.
Chiusi gli occhi e strinsi maggiormente le mani.
Mio padre si alzò, richiedendo attenzione. Presentò innanzitutto Thaina, accolta con un caloroso applauso e lei si inchinò con onore per poi riprendere il suo posto al fianco del barone. Infine fu il mio turno.
- Questa sera sta ormai giungendo al suo ultimo atto. – ebbe inizio l’annuncio del barone. – E tutti voi, distinti ospiti, potrete ora assistere all’evento più significativo dell’intera serata. Signori e Signore, sono lieto di potervi annunciare il fidanzamento della mia primogenita unica figlia, Virginia, con un giovane rampollo tra le famiglie oggi presenti.
Ci fu stupore e grande agitazione tra la folla, curiosi e ansiosi di conoscere la persona che mi avrebbe accompagnata lungo il difficile percorso del matrimonio.
Avanzai per raggiungere i coniugi, per essere pubblicamente presentata a tutti. Mi sentii più tesa ancora, ma non potei abbassare lo sguardo, o sarei apparsa maleducata. Cercai un punto fisso tra la folla, impedendomi di distogliere lo sguardo e, portandomi in direzione dell’ingresso della sala, vidi Mota con lo sguardo corrucciato nell’assistere alla fine della mia felice vita.
Vederlo così in pena per me, me riempì di rammarico, ma la sua presenza riuscì comunque a tranquillizzarmi e darmi un poco di conforto, tanto che riuscii ad abbozzare un sorriso, ovviamente diretto a lui.
Mio padre avvicinò educatamente il suo viso al mio per parlarmi sommessamente.
- Virginia, è giunto il momento. A te la scelta, cara.
Annuii, quindi mi inchinai rivolta alla folla con sguardo deciso. Con lo sguardo vagai per la sala, in cerca del volto appartenente alla persona che avevo già scelto come riscatto. Incrociai però lo sguardo di Felicita, stupita di assistere al mio fidanzamento pubblico. Forse non aveva mai assistito a niente del genere, pensai, e mi fece molta tenerezza. Tornai così a volgere altrove lo sguardo e, facendomi coraggio, presi a dire :
- Signori e Signore, vi ringrazio di cuore per averci allietati della vostra presenza. Sono commossa per la vostra generosità nell’essere stati volentieri partecipi alla festa del matrimonio del barone e aver così risposto al suo invito. Ed ora, avrete l’opportunità di assistere all’evento che segnerà per sempre la mia vita. – la voce mi si spezzò in gola, ma cercai di respirare profondamente. Dopo un attimo di silenzio, ripresi. – Ho il piacere di presentarvi la persona che da oggi diverrà il mio futuro consorte. Appartiene a una nobile casata e molti sono orgogliosi di lui per la sua intelligenza, oltre che per la straordinaria bellezza. – annunciai, ma senza provare vero sentimento. – Sono onorata quindi di divenire moglie del qui presente Kevin James Edward Walter.

La cerimonia fu programmata per la successiva primavera, in onore del mio ventunesimo compleanno.
Per l’occasione, Kevin mi permise di scegliere gli invitati la cui presenza mi avrebbe resa felice.
Gliene fui grata e, ovviamente, estesi l’invito a Felicita e Alehandro, con cui avevo mantenuto i contatti anche a distanza di tempo. Accettando di partecipare alla mia cerimonia nuziale, capii che sarebbe stata l’ultima occasione per me di vederli.

Ormai sono trascorsi tre anni da quando ho interrotto i rapporti epistolari con Felicita. Più precisamente, dal giorno in cui il cuore di Alehandro cessò di battere. Il dolore ha stravolto completamente la psicologia della mia più cara amica, tanto che è arrivata a chiudersi in un profondo mutismo, desiderosa di restare in completa solitudine. Si erano sposati, lei e Alehandro, solo pochi anni prima e ancora non avevano avuto figli. Ora che lui non c’è più, Felicita deve fare i conti con un destino ancora più crudele : crescere da sola il suo unico figlio, Alehandro, come il suo papà ormai vivo solo nei nostri ricordi.
In questi anni di matrimonio io, invece, ho dato alla luce due bellissime bambine, dai nomi inglesi.
Emma e Judy.
Emma è la maggiore, ha otto anni e Judy è la minore, di sei anni. Inoltre, sono in attesa ora del terzo figlio che spero nasca maschio, sano e forte e che potrà in futuro diventare il migliore visconte al mondo.
Kevin è sempre molto preso dai suoi compiti importanti. Soprattutto lo è stato dopo le nostre nozze.
Solo sette anni dopo abbiamo concepito Emma e, nel frattempo, continuavo a subire le pressioni di mio padre, preoccupato che ancora non avevo un erede. Fu lui a intromettersi negli affari di mio marito e a concedergli un po’ di tempo da dedicarmi. Così, dopo sette anni, abbiamo cominciato a frequentarci realmente e Kevin mi confessò di trovarmi cambiata. Davanti a lui non c’era più la ragazzina insicura e timida che aveva sposato anni prima, bensì gli appariva davanti una donna, matura, fiera e decisa e di cui si era riscoperto molto attratto.
Il suo amore per me non è più cessato dopo quel giorno, ed ecco perché ora mi ritrovo ad affrontare la terza gravidanza, mio malgrado.
Io non amo mio marito. Il nostro matrimonio è stato imposto e l’amore non si può imporre.
L’amore vero, quello intenso, quello che avrei voluto coltivare con l’uomo giusto al mio fianco, si è spento assieme ad Alehandro. Lui è il ricordo dell’ultimo periodo felice della mia vita, quando ancora ero libera di provare amore per qualcuno che aveva scelto il mio cuore, anche se non ho potuto scegliere razionalmente.
Questo però non fa differenza.
La libertà di scegliere con chi condividere la vita matrimoniale e la libertà di amare e donarsi alla persona del cuore, sono due cose diverse e la seconda è la più importante.
Non smetterò mai di ringraziare quel giovane dal volto nobile che mi ha fatto capire cosa sia l’amore e quale importanza esso abbia per noi donne.
Ora conosco due tipi diversi di amore : quello che una donna può dedicare a un uomo e quello di una madre che si dedica ai propri figli.
Ma non saprò mai quanto è bello e profondo l’amore di una moglie che dedica le proprie cure al marito.
Infondo, con Alehandro, è morta anche una parte del mio cuore. Ma ho i miei figli, la gioia più grande della mia vita e solo loro avranno il mio pieno amore e a loro dedicherò la mia esistenza.
Questa è la mia ultima libertà di scegliere chi amare e io scelgo di dedicarmi a ciò che è davvero mio.




FINE




[Modificato da =Ereandil= 09/11/2006 14.25]

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