Kate

Ero indeciso se guardare questo film, perché mi ricordava un altro ambientato però negli anni 90′ in Europa intitolato Atomica Bionda. In un certo senso è vero, si assomigliano leggermente, ma alla fine mi sono proprio divertito nel vedere Kate che ovviamente, per me si intende, è ambientato a Tokyo.

Kate è una letale assassina, addestrata senza pietà dal suo mentore e padre adottivo, Varrick. Dopo un tragico incidente durante una missione, decide di compiere un ultimo incarico: uccidere un potente capo della Yakuza e poi ritirarsi per cercare una vita forse più normale. Tuttavia, il suo piano va terribilmente storto quando, durante il tentativo di eliminare il boss, Kate manca il bersaglio perché è stata avvelenata la sera prima. Colma di rabbia e con la consapevolezza di avere a disposizione meno di un giorno di vita, Kate decide di vendicarsi di chi l’ha avvelenata con spietata determinazione. Senza guardare in faccia a nessuno, si lancia in una disperata e letale missione di vendetta, decisa ad abbattere tutti coloro che osano mettersi sul suo cammino, pur di arrivare alla vetta della criminalità giapponese.

Kate è un’esplosiva pellicola d’azione, spinta dalla ottima interpretazione di Mary Elizabeth Winstead nel ruolo della protagonista. Kate è una donna dal carattere implacabile e dalla forza straordinaria, un’esperta di combattimenti che affronta e annienta i suoi nemici con spettacolare destrezza, nonostante i colpi subiti durante gli scontri. La trama, pur presentando elementi familiari, riesce comunque a catturare lo spettatore con la sua incalzante energia e suspense. Mary Elizabeth Winstead offre un’interpretazione formidabile, conferendo al personaggio di Kate una carica carismatica e coinvolgente, che tiene lo spettatore incollato allo schermo. Accanto a lei, Woody Harrelson brilla nel ruolo di un personaggio ben costruito, carismatico ed implacabile, mentre Jun Kunimura offre una performance impeccabile nel ruolo del cattivo, rendendo il personaggio credibile e talvolta persino ambiguo, suscitando empatia inaspettata durante il film. Forse una nota dolente del film è il personaggio di Ani, la figlia del fratello del boss della Yakuza. dove la caratterizzazione sembra oscillare tra comportamenti sfrontati e atteggiamenti opposti, rendendola poco credibile e forse mancante di una maggiore coerenza nello sviluppo della storia. Menzione speciale va all’artista Miyavi, il cui personaggio malvagio risulta tanto antipatico da suscitare immediatamente un forte coinvolgimento. La lotta tra lui e Kate è un momento di grande intensità e piacere visivo, aggiungendo ulteriore fascino all’azione mozzafiato del film.