Scoperto per caso sulla piattaforma Raiplay, nella sezione Fuori Orario, ho potuto gustare uno dei film più belli visti quest’anno dal titolo Drive my Car, ispirato al racconto omonimo di Haruki Murakami.
Kafuku è un attore teatrale che ha la passione per la sua Saab rossa, che guida sempre e solo lui e mentre viaggia ripete i passaggi dell’opera Zio Vanja di Chekhov, un modo particolare di entrare nel personaggio. Kafuku è sposato con Oto e la loro vita insieme sembra perfetta, hanno un’intesa forte e all’apparenza indissolubile. Un giorno la loro figlia piccola muore per un’infezione e questo crepa non solo la loro vita di coppia, ma anche il cuore di ciascuno. Dopo aver difficilmente ripreso in mano le proprie vite Oto e Kafuku affronteranno un destino più spietato di un coltello affilato. Un giorno Kafuku ottiene un lavoro di qualche mese nell’Hokkaido per realizzare, come regista, l’opera in teatro di Chekhov. L’attore accetta, ma è costretto ad avere un’autista nei suoi spostamenti, clausola che non può rifiutare. I lunghi viaggi, almeno due ore avanti e indietro dall’appartamento al teatro, uniranno Kafuku con la sua autista, Watari, una ragazza di 23 anni taciturna e poco appariscente, ma con un passato profondo molto simile all’attore. Quel filo che gli unisce porterà a galla sentimenti schiacciati, con alle spalle i drammi che Zio Vanja porta sempre con sé…
Drive my Car è un film molto particolare, è lungo ben tre ore, e bisogna ascoltarlo con attenzione, guardarlo e assaporarlo in quei momenti silenziosi che riescono a dire molto di più delle parole. Il film è tratto, o forse meglio dire ispirato, dal racconto breve di Murakami Drive my Car, presente nel libro Uomini senza Donne. Preferisco scrivere ispirato perché le dinamiche del film sono diverse dal racconto, anche se ovviamente la storia di fondo è quasi identica. Il film ha come esplorato il racconto di Murakami, preso parola dopo parola ed esploso in 180 minuti di pellicola. In effetti ero molto curioso di vedere il film perché la storia di Murakami è lungo appena 34 pagine e non capivo come Drive my Car potesse durare così a lungo. A parte alcune cose differenti come l’auto, che da decapottabile gialla diventa rossa, i personaggi principali, Kafuku e Watari, sono stati caratterizzati molto di più, si è cercato di costruire una storia un po’ differente per far comprendere la solitudine dei personaggi. Nonostante il film passeggi a fianco del dramma di Chekhov, Zio Vanja, vediamo il personaggio secondario Takatsuki completamente diverso dal libro, un ragazzo molto più giovane e impetuoso, cosciente del suo carattere, ma impossibile da fermarsi in tempo. Le musiche accompagnano leggermente la storia, sono poco invasive e dal sapore crepuscolare, come alla fine lo è il film, uno sguardo al tramonto che finisce…
Drive my Car ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 2022, è stato il primo film giapponese ad aver avuto la candidatura all’Oscar anche come miglior film, ha vinto un Golden Globe come miglior film in lingua straniera e ha vinto il Prix du scenario al Festival di Cannes.
PS Meglio in lingua originale sottotitolato. :)