Lo studio, realizzato nel 2008, con a capo Charles Gerba, professore di microbiologia dell’Università dell’Arizona, ha dimostrato che,
in sole due settimana di utilizzo, le scarpe possono arrivare ad accumulare all’incirca 420 000 batteri nella loro parte esteriore, dei quali il 96% coliformi.
D’accordo con lo studio del professor Gerba, di tutti i batteri identificati nelle scarpe, il 27% erano della specie E. coli, microorganismi che popolano l’intestino degli esseri umani e degli animali.
Anche se la maggior parte degli E.coli non provocano problemi di salute, in alcuni casi possono risultare fattori scatenanti di malattie e problemi come la diarrea cronica.
Ma non è tutto. Tra i milioni di microorganismi trovati nelle scarpe, sono state riscontrate ingenti quantità di Klebsiella pneumoniaee di Serratia marcescens.
La K. pneumoniae è una delle principali responsabili delle infezioni dell’apparato urinario, della polmonite e di altre malattie dei tessuti molli e delle ferite aperte.
D’altra parte, la S. marcescens è solita provocare congiuntivite, cheratite e, in rari casi, meningite ed endocardite.
Entrambe le varietà di batteri attaccano l’organismo
quanto questo non possiede sufficienti anticorpi per difendersi e, difatti, causano complicazioni nei procedimenti realizzati in ospedale.
Ciò nonostante, è importante mettere in chiaro che le probabilità di infezioni causate da batteri provenienti alle scarpe sono minime, a meno che, per qualche motivo, questi non entrino in contatto diretto con la bocca o con qualche ferita aperta.
fonte
[Modificato da Silvia 20/07/2016 21:52]