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Il lavoro ti stressa?

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2011 11:02
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Grado Massimo!
07/03/2011 18:21

Per combattere ansia, depressione, apatia sempre più italiani ricorrono ai medicinali. Ma al di là delle pillole si può prevenire lo stress in altro modo. Ecco alcuni consigli


DEFINIZIONI «Qualunque condizione fisica, chimica, psichica e sim. che, esercitando uno stimolo dannoso sull’organismo, ne provoca la reazione. (est. gener.) Tensione nervosa, logorio conseguente spec. a ritmi di vita frenetici» (la voce “stress” nello Zingarelli).
LAVORO Stress da lavoro: al vertice dell’insofferenza degli italiani c’è l’open space, lo spazio aperto in cui tutti sentono tutto e parlano di tutto incrociandosi in continuazione. Al secondo posto l’aria condizionata direzionata male, al terzo le riunioni fiume che punteggiano la giornata lavorativa. Seguono le suonerie personalizzate dei cellulari, le telefonate personali dei colleghi, la stampante che si inceppa o a cui manca la carta, la questione della reperibilità, la contrattazione del piano ferie con i colleghi, i colleghi che mangiano alla scrivania, la fila alle macchinette del caffè (da un sondaggio che Il Sole 24 Ore sta effettuando via internet tra i suoi lettori).

LA NOTTE «Che stress, che stress, che stress di giorno (ma la notte no!)…» (Renzo Arbore, Quelli della notte, 1985).

RILEVAZIONI Entro il 1° agosto tutte le aziende dovranno mettersi in regola con la normativa del Testo unico 81 del 2008, che impone la valutazione del cosiddetto “stress lavoro correlato” e interventi per ridurne le cause. Per chi non adempie sono previste sanzioni, dall’ammenda da 5 a 15 mila euro all’arresto da 4 a 8 mesi. Su come, di fatto, le aziende dovranno adempiere ai nuovi obblighi normativi, ancora non ci sono linee guida. Tuttavia già esistono metodologie di rilevazioni considerate efficienti.
TEST Patrizia Deitinger, psicologa dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro): «Le procedure con cui effettuare la valutazione all’interno di un’azienda sono state già indicate dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza del lavoro. Si tratta di semplici schede, attraverso le quali viene fatta un’analisi delle caratteristiche dei lavoratori, delle mansioni, delle difficoltà riscontrate». Oltre ai test di valutazione è possibile ricorrere a sopralluoghi in azienda da parte di un tecnico che, attraverso alcuni parametri (dalle possibilità di carriera alla ripetitività delle azioni quotidiane, per esempio), stabilisce se esiste una condizione di stress.

NUMERI In Europa 40 milioni di persone (il 22% dei lavoratori) soffrono di stress da lavoro. Una percentuale tra il 50% e il 60% delle giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. In Italia il fenomeno riguarda oltre quattro milioni di individui, ma ben 10 milioni percepiscono lo stress sul posto di lavoro come un fattore di rischio per la salute. Più a rischio sono i lavoratori tra i 35 e i 44 anni, le donne e i precari. Il trattamento sanitario del disturbo depressivo legato allo stress incide sull’economia europea direttamente per 44 miliardi di euro e indirettamente, con il calo della produttività, per 77 miliardi (dati Ispesl).
SINTOMI «I sintomi dello stress da lavoro sono molto comuni: alterazione del ritmo cardiaco e della pressione arteriosa. Ma anche problemi all’apparato digerente, iperidrosi, formicolii. Sul fronte psichico i campanelli d’allarme sono ansia e aggressività, perdita di autostima fino alla depressione. Un caso tipico di stress da lavoro è quello del “burnout”, che porta gradualmente il lavoratore dall’entusiasmo idealistico all’apatia. Ultimo stadio: la morte professionale» (Pietro Penati, coordinatore del servizio di sorveglianza sanitaria per la tutela della salute dei lavoratori della Regione Lombardia).

SUGGERIMENTI Alcuni suggerimenti dello psicologo e psicoterapeuta Luigi Mastronardi per combattere lo stress da lavoro senza farmaci:
1. Cerchiamo di identificare le fonti di stress, anche elencandole materialmente su un foglio.
2. Informiamoci sui nostri diritti come lavoratori, per modificare le cose che non vanno intorno a noi.
3. Chiediamoci come stiamo vivendo la situazione, se esistono modi alternativi di affrontarla.
4. Pianifichiamo le attività e utilizziamo il time management. Spesso ciò che ci stressa è semplicemente la “quantità” di lavoro. Impariamo a delegare tutto ciò che è delegabile e a distinguere tra cose importanti e cose urgenti.
5. Prendiamoci delle pause durante la giornata, anche semplicemente per fare dei respiri profondi e sentire che la nostra mente si rilassa. Poi saremo in grado di tornare al lavoro con rinnovata energia e lucidità.
6. Dedicarsi a un’attività fisica regolare, curare la propria alimentazione e prevedere adeguati periodi di riposo è la migliore cura anti-stress, sia esso lavorativo o di altro genere.
7. Pensiamo positivo. Prendiamo nota del lavoro fatto bene e ricompensiamoci in qualche modo. Poniamoci degli obiettivi a breve termine e sentiamoci soddisfatti quando li abbiamo raggiunti. Cerchiamo di non considerare le critiche come un attacco personale, pensiamo ad esse come a un’opportunità per crescere nel nostro lavoro.
8. Diamo il giusto peso a ciò che esiste al di fuori del lavoro: la famiglia, gli amici, altri interessi.
9. Impariamo a ridere di noi.
10. Ricorriamo all’aiuto di un professionista esterno. Il counselling e la psicoterapia sono gli strumenti più utili per la risoluzione delle tensioni interne che danno origine allo stress (per approfondire www.luigimastronardi.it).

PILLOLE Nel 2008 gli italiani hanno speso in ansiolitici, antidepressivi e altre pillole per il sistema nervoso centrale 527,8 milioni di euro (dal Rapporto 2008 dell’Osmed, l’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali).
CONSUMO Il consumo di farmaci antidepressivi in Italia è salito di oltre il 310% negli ultimi otto anni.
STATI UNITI Gli antidepressivi fatturano solo negli Stati Uniti 10 miliardi di dollari.
ANTIDEPRESSIVI «Un tempo gli antidepressivi si prescrivevano soltanto nei casi di una certa gravità, mentre oggi si consigliano per tutto, dagli attacchi di ansia e di panico all’obesità, dai disturbi del comportamento alimentare a tutto ciò che viene catalogato come ossessivo compulsivo, dalle strategie per smettere di fumare ai disturbi dell’umore stagionali e via discorrendo, anche se spesso non ci sono prove che dimostrino l’efficacia di un certo farmaco in situazioni i cui contorni sono così sfumati. E anche se tutti gli studi approdano alla medesima conclusione: tranne che in situazioni molto gravi, in prima battuta bisognerebbe ricorrere a una terapia psicologica o comportamentale, molto più efficace del solo farmaco» (Corrado Barbui, psichiatra dell’Università di Verona, ad Agnese Codignola su L’espresso).
UMORE Secondo i dati dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) attualmente vi sono oltre 450 milioni di persone affette da disturbi dell’umore, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, e il numero sarebbe destinato ad aumentare drasticamente, fino ad arrivare a gravare sui sistemi sanitari nazionali più di qualsiasi altra malattia.
CRISI In tempo di crisi, aumentano i casi di depressione. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Public Health dimostra che «quanto più tempo si trascorre fuori dal mercato del lavoro, tanto maggiore è la probabilità di sviluppare sintomi depressivi».
VALIUM Secondo i dati diffusi dal Sistema sanitario britannico, tra gli effetti della recessione c’è proprio la dipendenza da ansiolitici. Le ricette di diazepam (noto soprattutto con il nome commerciale di Valium) negli ultimi tre anni sono lievitate dell’11%. Se nel 2006 i medici inglesi lo prescrivevano a 3,25 milioni di persone, nel 2009 i pazienti dipendenti dal farmaco sono diventati 3,6 milioni. E presto, secondo le previsioni, si arriverà ai 5 milioni. Alison Cobb, della charity Mind (che si occupa di problemi mentali), spiega che il numero di persone che devono fare i conti con attacchi di ansia è aumentato vertiginosamente con la crisi e il fenomeno riguarda soprattutto gli uomini, più vulnerabili delle donne di fronte all’argomento lavoro. Un maschio su sette, dopo aver perso il lavoro, soffre di depressione, e un’altra quota significativa accusa attacchi di panico e ansia per la precarietà lavorativa.
GRANDI I grandi depressi della storia? «Il primo re d’Israele Saul, Aiace Telamonio, Aristotele, Cesare, Dante, Michelangelo, Shakespeare, Lincoln, Churchill, De Gaulle. E Mussolini». Mussolini? «Lo sa che tentò almeno tre volte il suicidio? La prima, era bambino. Si sarebbe persino buttato in un fiume». Ma anche John Kennedy soffriva di depressione. «Prima di incontri importanti assumeva anfetamine, stimolatrici del sistema nervoso centrale. Affrontava così più risolutamente i problemi». Era timido? «La timidezza patologica colpisce dal sei al dieci per cento delle persone. E meno male». Meno male perché? «Senza la timidezza, e la paura che ad essa si accompagna, il mondo sarebbe un campo di battaglia, un eterno mattatoio» (il professor Giovanni Battista Cassano a Roberto Gervaso).
PROZAC Il Prozac, consumato da 54 milioni di individui nel mondo, ribattezzato “pillola della felicità” perché può curare non solo la depressione ma anche la bulimia, gli attacchi di panico, le forme ossessive gravi e quelle lievi come mangiarsi nervosamente le unghie, toccarsi continuamente i capelli o farsi instancabilmente la doccia. Esiste però un partito anti-Prozac che denuncia gli effetti collaterali che il farmaco provocherebbe come apatia, allucinazioni, idee paranoiche, isteria, fino al suicidio.
PANICO Il 18% degli italiani è colpito da attacchi di panico.
VERDONE Carlo Verdone ha sofferto di attacchi di panico: «Il mio era un problema da panico da successo […] Era il 1978 e la mia vita stava prendendo un’impennata che non stavo riuscendo a controllare. Non potevo guidare la macchina perché mi veniva la tachicardia, l’iperventilazione, mi girava la testa, mi si bloccava il labbro: un casino. Però ne ho parlato, prima di tutti con quella che all’epoca era la mia fidanzata e ora è mia moglie. E spingo tutti a farlo: certo non con chiunque e con una logorrea insopportabile, però a non averne timore». Ancora oggi combatte con l’ansia: «Ci faccio i conti da tanto. Ma io ci vedo il lato positivo di questo e voglio spingere anche altre persone a farlo, citando una frase del mio medico curante Gerardo D’Agostino, morto quando avevo diciotto anni. Fu lui il primo a curarmi. E mi disse: “A Carlo, ringrazia Dio che sei ansioso, se no saresti una testa di cavolo qualsiasi”». (Carlo Verdone ad Alessandra Arachi sul Corriere della Sera).
MAIALE Orlando Bloom ha attacchi di panico alla vista di un maiale.
ANIMALI Sempre più diffuse, in America, le terapie veterinarie a base di antidepressivi
 per curare disturbi del comportamento, ansie e aggressività degli animali. Times Richard Martin, della Brentwood Pet Clinic di Los Angeles: «Cinque anni fa non più dell’1% dei nostri pazienti era curato con antidepressivi. Oggi il 5% dei cani e dei gatti ospitati nella nostra clinica prende farmaci per riequilibrare il comportamento. Si tratta della soluzione a una patologia grave che, se non risolta, potrebbe costringere i proprietari a sopprimere l’animale». Curtis Eng, capo dello staff di medici che cura gli ospiti dello zoo di Los Angeles: «Gli antidepressivi a volte sono necessari per completare le terapie tradizionali. Ad esempio Minyak, un maschio di orangutan, era affetto da insufficienza respiratoria e astenia. Ci consultammo con uno psichiatra, e sottoponemmo Minyak a un ciclo di Remeron. Non mangiava più, e l’antidepressivo gli stimolò l’appetito. Grazie alla terapia si rimise in forze, si accoppiò ed ebbe un figlio nel 2005. E sospendemmo la somministrazione»



fonte: http://vocearancio.ingdirect.it/?p=44207&tc=email





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03/05/2011 18:26

interessante questo articolo! bisognerebbe non dimenticare di avere tutti quesdti accorgimenti.. chissà se qualcuno lo fa e se funzionano...



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Se pensi di non potercela fare, non ce la farai mai. Anche se si tratta di una cosa facilissima. E questo vale per ogni cosa. (Oh mia Dea).


10/05/2011 11:02

Per scaricare il stress del lavoro quando arrivo a casa passo mezz'ora a sfogare con povero Manu che mi ascolta sempre. Dopo di che mi sento molto meglio e cerco di evitare di parlare di nuovo del lavoro fino al giorno dopo!
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