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Harry potter e i doni della morte parte 1

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2011 19:42
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Harry Potter e i doni della morte Parte 1
Regno del Male più horror: non è un maghetto per bambini
Sugli schermi Il primo dei due episodi finali della saga: toni gotici invasivi con scene di vera paura

Harry Potter e i doni della morte Parte 1

Regno del Male più horror: non è un maghetto per bambini

Bambini, astenersi! È il consiglio preventivo che viene da dare dopo la visione di Harry Potter e i doni della morte - Parte 1, settimo ma non ancora ultimo film sul «maghetto» di Hogwards, che porta sullo schermo solo una parte del libro che conclude la saga di J. K. Rowling, rimandando lo scontro finale e definitivo tra Harry e Voldemort alla prossima estate, quando sarà distribuita la Parte 2.

Bambini astenersi perché i toni cupi e gotici che avevano già cominciato a essere preponderanti con l’Ordine della Fenice qui diventano sempre più invasivi, man mano che lo scontro con il Signore Oscuro si fa più radicale e generalizzato, e consigliano la visione a chi (dai dieci anni in su?) sa elaborare un paio di scene di vera paura, con il serpente di Voldemort, Nagini, che inghiotte macchina da presa (e spettatori) nelle sue fauci spalancate.

Verrebbe da aggiungere che qualche problema potrebbero averlo anche quegli spettatori che non hanno sulla punta delle dita le identità dei tanti personaggi inventati dalla Rowling e i complessi legami (magici, affettivi o aggressivi) che intessono tra di loro, ma questa osservazione ci porta già nel cuore del film e della sua lunghezza: perché il settimo episodio ha avuto bisogno di un «doppio programma»? La ragione va cercata — suppongo — nello straordinario successo della saga letteraria specialmente presso un pubblico di adolescenti, un pubblico cioè più analitico che sintetico, dispiaciuto se nella riduzione si perdono particolari o personaggi che si sono impressi nella loro fantasia. Di solito, nel passaggio dalla pagina allo schermo si cerca di salvare lo spirito di un libro, e pazienza se adattando Cime tempestose si taglia via tutta la seconda parte del romanzo della Brontë: in fondo basta il disperato urlo «Heathcliff!» che si perde nella tempesta di neve per restituire il sapore della storia.

Con gli adolescenti è diverso: se un libro li conquista vogliono trovarci tutto, anche i dettagli, a maggior ragione se si tratta di un successo dalle proporzioni così gigantesche (400 milioni di copie in tutto il mondo tradotte in 69 lingue).

Ecco allora spiegate le tante peripezie di questa Parte 1, con Harry, Ron e Hermione (gli ormai «adulti» Daniel Radcliffe, Rupert Grint e Emma Watson) uniti — e per un po’ anche divisi — nella caccia agli «horcrux», i misteriosi oggetti dove il Signore Oscuro ha racchiuso un po’ della sua anima (quello che inseguono in questo film è al collo dell’ex insegnante di Hogwards, Dolores Umbridge). Mentre Voldemort, dopo aver fallito un primo tentativo di uccidere Harry, si mette alla ricerca dell’invincibile bacchetta magica di sambuco.

A dare il tono al film, però, questa volta è la sua ambientazione: non più la scuola di magia di Hogwards, con le sue atmosfere tutto sommato «protettive», ma il mondo di tutti i giorni, anonimo e quotidiano, dove però il Regno del Male detta sempre più legge, tra Mangiamorte, Ghermidori e avvisi di persone indesiderate (e naturalmente Harry Potter è il «numero 1»). È qui, quando racconta il senso di inadeguatezza che il «maghetto» vive sulla propria pelle, tra una predestinazione a salvare il mondo da Voldemort che rischia di schiacciarlo e le ingenuità dell’adolescenza (nel film Potter ha appena compiuto 17 anni) che rendono fragile le sue difese di fronte agli attacchi del male (vede una vecchina e la segue, mentre tutti in platea capiscono che dietro quel viso si nasconde una trappola), è proprio in questo contrasto tra entusiasmi giovanili e delusioni della vita, tra il «visibile» e l’«invisibile» che finalmente la storia di Harry Potter si avvicina a trasformarsi in un particolarissimo romanzo di formazione. Con le sue scelte difficili (Hermione che cancella il ricordo di sé dalla vita dei genitori per proteggerli), i suoi momenti di rabbia (Ron geloso dell’attenzione di Harry per Hermione), le pause di tenerezza (Potter che consola l’amica facendola ballare) o quelle di sconforto (Ron che ascolta alla Radio l’elenco dei maghi uccisi, dove si infila anche il nome di George Lucas!). Il tutto avvolto in un’atmosfera cupa, mortifera e contraddittoria, proprio come deve apparire il futuro a un ragazzo che si affaccia all’età adulta.

Paolo Mereghetti
17 novembre 2010
http://cinema-tv.corriere.it/cinema/mereghetti/10_novembre_17/harry_potter_e_i_doni_della_morte_parte_1_f7ee10e2-f23e-11df-a59d-00144f02aabc.shtml





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