Sayat Nova (Il colore del melograno)

Spesso a Fuori orario su RAI 3 vanno in onda fim non propriamente di prima serata, ma che a mio modesto avviso sono molto belli, uno di questi è Sayat Nova (noto anche come Il colore del melograno) del regista sovietico di origini armene Sergei Iossifovich Paradjanov (1924-1990), uscito nel 1969, che racconta in maniera romanzata, surrealista e poetica la vita di Sayat Nova (in persiano vuol dire re dei canti, il suo vero nome era Harutyun Sayatyan, vissuto tra il 1712 e il 1795, ha lasciato ca. 200 componimenti, anche se non tutti sono di sicura attribuzione, scritti, oltre che in armeno, anche in azero, georgiano e persiano, pare che inoltre conoscesse bene anche l'arabo), un ashik (una sorta di musico e poeta vagabondo delle aree caucasiche e persiane, che nelle sue esecuzioni si accompagna con il saz, una sorta di liuto). Venendo al film (visto in armeno con sottotitoli), si può dire che il regista (considerato un maestro da colleghi come Fellini e Antonioni) abbia preso come pretesto la vita dell'antico cantore per una visione del ruolo dell'intellettuale dell'epoca moderna, soprattutto nei rapporti con il potere (durante la sua vita subì non poche censure da parte del potere sovietico, che lo tenne anche per qualche anno in un campo di rieducazione, dal quale riuscì ad uscire solo grazie ad una mobilitazione internazionale)e con la società, per me è un film da vedere (da notare che il protagonista, Sofiko Chiaureli, nel film riveste ben sei ruoli, sia in vesti maschili che femminili) mi piacerebbe sapere la vostra opinione in merito.
Se volete avere un'idea del film, ecco un breve spezzone:

Ho guardato il video ma sinceramente non ci ho capito niente. Cosa sta facendo?

Ammetto che rimasi basito anch'io la prima volta che vidi questa scena, Paradjanov era un regista sognante ma aspro, ed amava questi momenti in cui lasciava solo lo spettatore a tentare di capire come stesse evolvendo la storia, secondo me (non pretendo che questa mia interpretazione sia l'unica né che sia esaustiva), la chiave è nei versi che vengono cantati durante il video, dicono "Io cerco un tesoro sempre più grande", la pantomima del protagonista mostra quello che potrebbe essere indicato come tale: la cultura (il libro), la vita gaudente (il rovesciamento del contenuto della coppa sul prezioso tessuto), i beni materiali (oggetti di valore, bestiame), la gloria militare (il teschio con l'elmo, da notare il palmo del protagonista dipinto di rosso mentre si porta la mano sugli occhi, segno di un implicito rifiuto), la purezza e la fede (il fiore bianco e la candela), il corteggiamento,la bellezza muliebre e l'amore (i fiori, la scena en travesti) ed infine la vanagloria (la piuma di pavone, l'altro oggetto mi sembra che sia un'urna funeraria, ma non ne sono sicuro), le pagine del libro mosse sullo sfondo dovrebbero indicare come in un catalogo le varie debolezze umane, lo sguardo del protagonista dovrebbe indicare il distacco da queste cose che il poeta dovrebbe avere. Ovviamente la riflessione è per tutti: qual'è il tesoro più grande? Domanda sempre attuale, nel Caucaso del '700 come oggi e che presumibilmente lo sarà fin quando ci sarà un essere senziente e con coscienza di sé.

che strano video! davvero!
c'è un motivo per cui rovescia il "tesoro" così lentamente? gran parte viene perso... sarà perchè il video di per sè doveva essere "lento" o secondo voi c'è un motivo in più?

Probabilmente la "lentezza" del video vuole rispecchiare la presa di coscienza della vanità della ricerca dei "tesori", che di solito avviene a piccoli passi e con un processo lungo, la perdita del contenuto rovesciato sul tessuto probabilmente indica una condanna della vita godereccia, solitamente chi si perde dietro piaceri futili e mondani perde tempo che potrebbe essere dedicato a ricerche più "alte", ed alla fine gli resta solo quello che è cadto dalla coppa.