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Fear of Love

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2005 15:33
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11/07/2005 11:44

Capitolo sesto

Jenna giunse nei pressi dello stagno e si tolse il vestito nero con le maniche a campana e la corta gonna svasata, gettandolo nell’acqua decisa a scrostare tutte le macchie di sangue rappreso che lo coprivano. Dopodiché lasciò il vestito ad asciugare e entrò nell’acqua, bassa ma pulita. La yasha si lasciò blandire dalle lievi onde dello stagno che sembravano cancellare tutti i brutti avvenimenti di quei due giorni. L’incontro con Sesshomaru, per il momento, non era considerato ne positivo ne negativo. La mente di Jenna vagava nei ricordi e si soffermò sull’incontro con Kagome e Inuyasha. Sembrava essere passato così tanto tempo! Era stati molto gentili con lei e Jenna sarebbe stata loro riconoscente per tutta la vita. Purtroppo, non li avrebbe più rivisti. Jenna guardò il paesaggio intorno a sé, figurandosi come dovesse essere vivere libera in quella selvaggia natura e immaginò ingenuamente di poter andarsene e abbandonare Sesshomaru. Per sua fortuna era abbastanza lucida da lasciar cadere quel pensiero. Occorreva sangue freddo e astuzia per fuggire. I raggi del sole che le accarezzavano il viso le ricordarono le parole di Rin, così la yasha si apprestò a uscire dall’acqua e ad asciugarsi. Giunta nel punto in cui aveva lasciato Rin, Jenna trovò ad aspettarla Sesshomaru, il quale senza guardarla le indicò con un cenno del capo la bambina e si incamminò muovendosi rapidamente seguito a ruota da Jaken. Jenna intese di dover fare da mezzo di trasporto a Rin, così prese la bambina fra le braccia e si avviò dietro a Sesshomaru, camminando lentamente per dimostrarsi ancora debole. Dopo qualche minuto Jaken si accorse della sua lenta andatura e le gridò di sbrigarsi, che il padrone non aveva tempo da perdere.
“Non trascinarti come un sacco di patate, femmina! Sesshomaru-sama non aspetta!”
Jenna lo guardò con astio. Quel rospo era davvero odioso! Tuttavia cercò di controllarsi e proseguì ancor più lentamente tanto che Sesshomaru arrestò momentaneamente il suo cammino e le tolse Rin dalle braccia, affidandola a Jaken.
“Forse così non dovrò continuamente sostare ogni due passi” le disse cinico.
La yasha non rispose, ma lo guardò con apparente trepidazione. Doveva mostrare di temerlo e assecondarlo in ogni cosa, altrimenti lui sarebbe stato assai guardingo. Come se già non lo fosse.

Mentre Jenna si sforzava di apparire timorosa e ossequiente, dietro il freddo volto di Sesshomaru mille pensieri vagavano nella sua mente, attendendo di essere esaminati nel modo più razionale e ordinato possibile. Prima di tutto, la ragazza. Di sicuro era una yasha, nonostante mantenesse le sembianze umane, ma sembrava così debole! Durante le soste del loro tragitto, si accasciava a terra quasi paresse senza forze. Eppure non c’erano dubbi, la sua aura era molto potente, non solo perché portatrice di un frammento della Shikon no tama. Inoltre non sembrava consapevole della potenza di ciò che portava al collo. In realtà sembrava ignorare qualsiasi azione tipica di uno youkai, a partire dalla sua sembianza demoniaca. Da quando Sesshomaru l’aveva incontrata, non aveva ancora capito che tipo di demone fosse. Sesshomaru abbandonò il pensiero della yasha per concentrarsi sul frammento che indossava. In qualche modo era legato a Jenna…Tale era il suo nome? Aveva udito Rin chiamarla così… Una cosa era certa: lui non sarebbe riuscito a strapparglielo, nemmeno uccidendola. All’improvviso gli venne un’idea. Inuyasha. Quel bastardo di suo fratello girava sempre con un’umana che raccoglieva i frammenti della Sfera. Lei sarebbe stata capace di impossessarsene, no? Certo, era solo un’insulsa donna, ma sembrava essere una miko. E dopo, uccisa la ragazza, avrebbe preso il frammento. Dunque… Sesshomaru guardò con la coda dell’occhi la yasha dietro di lui e fece un lieve sorriso, compiaciuto. Il suo piano non faceva una grinza. Improvvisamente cambiò direzione, intenzionato a raggiungere quel gruppo di sciocchi di cui faceva parte anche il fratello.

Quella notte i tre demoni e la bambina si fermarono in mezzo a un verde prato. Tutti si addormentarono subito, eccetto Sesshomaru, che si allontanò nella foresta per cercare di percepire l’odore del fratello. Camminava da circa mezz’ora, fingendosi concentrato nel suo cammino. In realtà aveva notato fin dal primo momento in cui aveva cominciato a essere seguito, che qualcuno lo stava spiando. Un demone. Forte, ma facilmente eliminabile. Infine, scocciato da questa presenza, si arrestò.
“Avanti, mostrati e forse non ti ucciderò” disse gelido.
“Dovresti essere più gentile con una vecchia amica, nobile Sesshomaru”
“Kagura” costatò Sesshomaru senza mostrare la benché minima sorpresa.
Una yasha dagli occhi rossi e un ventaglio in mano emerse dalle ombre, dirigendosi verso Sesshomaru.
“Vattene Kagura, la tua presenza confonde quello che sto cercando” disse quest’ultimo facendo per voltarsi.
“Ti conviene ascoltarmi Sesshomaru. Naraku non sa che sono qui” disse Kagura abbassando il tono di voce.
“Oh, qualcuno cerca la libertà… Ti ho già detto che non ambisco a liberarti e ad averti sempre tra i piedi Kagura, dunque perché insistere?”
La yasha sembrò temporaneamente ferita da quelle parole, poi con tono seccato proseguì.
“Stammi a sentire. Consegnami il frammento che custodisce quella demone che ti porti appresso e io ucciderò Naraku.”
“Allora è per questo che Kagura ha salvato la vita a Jenna” dedusse Sesshomaru.
“Non dire eresie. Un solo frammento non può niente contro Naraku e tu lo sai bene. E io che ci guadagnerei, di grazia?”
“Con i due frammenti, ucciso Naraku, prenderò per te Tessaiga. Mi sembra un’ottima offerta, Sesshomaru”
“Stolta” rispose il demone che sin dall’inizio non aveva mostrato alcun interesse alla conversazione “Il frammento per qualche oscuro motivo non può essere separato dalla ragazza. Nemmeno Naraku potrebbe riuscirci”
Kagura riflettè su quelle parole. Se ciò che diceva Sesshomaru era vero, la sua presenza lì era inutile. Ormai, avrebbe potuto rivelare tranquillamente a Naraku di aver scovato un altro frammento.
“Dunque nobile Sesshomaru, la nostra conversazione è stata vana. Ci rivedremo presto, e quella volta non sarò da sola” Detto ciò Kagura si allontanò sulla piuma bianca con la quale era arrivata.

Capitolo settimo
Quella stessa notte, Sesshomaru ritornò a dove si erano accampati gli altri quando mancavano solo due ore all’alba. Era insoddisfatto poiché non riusciva a percepire l’odore di Inuyasha. Quel bastardo doveva essere molto lontano. Inoltre, non gli era sfuggita la sottile minaccia che Kagura gli aveva lanciato prima di andarsene. La yasha non aveva gradito il suo atteggiamento di fronte alle convenienti proposte che lei gli aveva suggerito e ciò l’aveva di sicuro convinta a rivelare a Naraku dove fosse il frammento. Presto o tardi Jenna sarebbe stata attaccata e per riuscire nel suo piano occorreva che lui la difendesse. Sesshomaru increspò le labbra. In che razza di situazione si era cacciato. Forse sarebbe stato meglio lasciare la yasha al suo fatale destino e rimanere sulla propria strada. Giunto nell’immenso prato dove aveva lasciato gli altri notò la mancanza di Jenna. Se quella stupida aveva osato scappare, questa volta l’avrebbe uccisa. Invece, con sorpresa di Sesshomaru, la yasha era seduta poco lontano, su una grossa pietra, intenta a esaminarsi i capelli.
“Devi stare vicino a Rin” le disse Sesshomaru in tono imperioso.
“Non sapevo di essere la sua balia” fu il distaccato commento della yasha.
“Ora che lo sai vedi di prenderne atto, altrimenti potrei correggere il patto che abbiamo stabilito”
Jenna lo guardò indifferente e ciò fece incollerire Sesshomaru.
“Come osi essere così irrispettosa, femmina?”
“Forse perché sei solo un assassino?” “Perdonatemi. E’ solo che non riesco a dormire ultimamente”
Sesshomaru si mise ad accarezzare distrattamente la propria coda poggiata su una spalla.
“Da domani cominceremo gli allenamenti” disse senza troppo giri di parole.
“Che cosa?! Perché?”
“Sei debole” fu l’unica risposta. “Sei debole e non posso permettere che Naraku ti uccida”
“Siete sempre così prolisso come oratore, Sesshomaru-sama?” chiese la yasha con sarcasmo.
Sesshomaru si accigliò. “Mi saresti di intralcio se qualcuno ci attaccasse. Devi potenziare la tua forza, perché a quanto pare, non sei nemmeno abile a saltare” concluse beffardo lo youkai.
“E chi mai ci dovrebbe attaccarci?” “Come desiderate nobile Sesshomaru” sussurrò Jenna tornando a esaminarsi i capelli.
Sesshomaru se ne andò. Doveva mantenere la calma, altrimenti l’avrebbe uccisa. Quella yasha era così strana. Docile e mansueta un momento, aggressiva e selvaggio un altro.

Il mattino seguente Jenna fece conoscenza con Rin. Non aveva mai parlato con una bambina, in quanto tutti i bambini del villaggio in cui aveva vissuto non osavano nemmeno avvicinarsi “alla straniera”. Le sembrò subito una ragazzina vivace, forse anche un po’ troppo, rispetto alla propria indole solitaria.
“Rin è felice che tu ti sei unita a Sesshomaru-sama e Jaken!”
“Anche io sono felice Rin” Che altro avrebbe potuto dire?
“Da quanto stai con Sesshomaru-sama?” chiese la yasha cercando di capire come un demone così freddo potesse curarsi di una bambina tanto dolce.
“Rin non ricorda bene” disse la bambina scuotendo la testa “Però Rin sta bene con Sesshomaru-sama! Tu no?” aggiunse con espressione preoccupata.
Jenna non potè fare a meno di non scoppiare a ridere davanti a quel buffo visino; finalmente una risata vera, senza alcun ombra di ironia. Rin la guardò sorpresa, poi scoppiò anch’ella a ridere, ma in modo molto più gioioso rispetto alla yasha. Sesshomaru, che avanzava qualche metro innanzi, notò con un’occhiata fugace le due femmine e si congratulò con se stesso per aver portato Jenna con sé. In quel modo Rin poteva avere una compagnia migliore rispetto alla sua e a quella di Jaken.
Nel primo pomeriggio Sesshomaru si fermò improvvisamente.
“E’ qui” disse a nessuno in particolare.
Jenna lo guardò storto. Che diavolo c’era lì? Poi si guardò attorno e capì. Alberi, prati verdissimi, un laghetto e alte montagne. Era un luogo bellissimo, non eguagliava nessun posto in cui, durante l’infanzia, il padre l’aveva portata. Tuttavia mantenne uno sguardo severo e guardò Sesshomaru interrogativa.
Lui le fece un sorriso di scherno.
“Allora, vogliamo cominciare?”
“Cominci…” Jenna non fece in tempo a terminare la frase che una mano artigliata di Sesshomaru le sfiorò un braccio.
“Questa è solo un avvertimento” disse Sesshomaru sardonico. Non aveva assunto l’aspetto demoniaco, ma Jenna capì lo stesso. Avevano iniziato gli allenamenti. La yasha, per la seconda volta da quando si era trasformata, non sapeva come muoversi. Era lenta e Sesshomaru se ne era accorto, infatti per non ferirla, si limitava con noia a sfiorarla, osservando ogni suo minimo movimento. Era forte, questo si capiva, ma avrebbe potuto sfruttare la sua energia e agilità se solo si fosse velocizzata di più.
Intanto Jenna cercava di saltare, colpire, ma invano. Sesshomaru era così veloce! Certo, doveva dimostrarsi debole, ma non un’imbranata! Inaspettatamente, Sesshomaru si allontanò da lei con un balzo elegante che fece solo innervosire la yasha. “Non crederti tanto superiore!” Sesshomaru se ne accorse e la guardò compiaciuto.
“Vivendo con me non dovresti stupirti delle mie abilità” le disse noncurante.
La yasha rilanciò la provocazione:
“Volevo solo evitare di sminuirvi, la mia forza potrebbe sorprendervi Sesshomaru-sama”
“Femmina, non credermi uno stolto, so riconoscere benissimo le qualità dei combattenti e tu chiaramente non lo sei!” le disse in tono derisorio.
“Siete solo un egocentrico!” rispose la yasha cominciando ad irritarsi “Non ammettereste mai che qualcuno possa essere più forte di voi!” Jenna non si riferiva a se stessa, ma quello youkai era davvero pieno di sé!
“Bene” disse Sesshomaru mantenendo la solita fredda calma “Ti concedo due settimane di allenamento e vedremo se riuscirai a battermi”
Finalmente per Sesshomaru il gioco si stava facendo interessante, da tempo ormai non partecipava a un combattimento e le sfide lo avevano sempre attirato.
“Sarà un piacere” disse Jenna con un freddo sorriso.


Capitolo ottavo
“E così si diverte a provocarmi…” si disse Jenna dopo aver cullato meccanicamente Rin per addormentarla. “Benissimo, dopotutto quel demone vampiro era forte, no? Mi avrà trasmesso qualcosa di utile, no?” La yasha si toccò automaticamente il canino (frammento) che portava al collo. Improvvisamente un’ondata di malinconia la invase. Era vero, le mancavano i suoi genitori, ma si era autoimposta di non pensarci. Irritata, si concentrò sulla solita faccia che la luna mostrava ogni notte, respingendo i pensieri negativi aldilà di un’invalicabile barriera emotiva e provò a dormire.
Nel frattempo Sesshomaru aveva percepito nitidamente le emozioni che avevano attraversato la yasha in quegli istanti. L’effimero momento di tristezza che l’aveva avvolta era stato subito respinto dietro una fredda, ma sottile lastra di ghiaccio. Sesshomaru aggrottò un sopracciglio. Era consapevole che i propri atteggiamenti erano tutto tranne che calorosi, ma avevano contagiato già in così poco tempo la yasha? In ogni caso non era un suo problema. Tornò ad osservare la yasha, che dal respiro regolare, sembrava dormire. D’un tratto udì un suono che lo sbalordì e lo disgustò nello stesso tempo. Quella yasha…L’aveva pronunciato. Aveva pronunciato il nome di suo fratello! Che cosa significava? Sesshomaru le si avvicinò fulmineo e la scosse tanto violentemente che Jenna si svegliò subito, con una chiara espressione contrariata.
“Era la prima notte che riuscivo a dormire!” disse infastidita.
“Taci!” le intimò Sesshomaru sollevandola da terra stringendole il collo.
“Che cosa sai di Inuyasha? Perché conosci quel bastardo di mio fratello?” le disse in tono estremamente duro e con espressione furente.
Jenna si spaventò, ma cercò di non scomporsi.
“Mi state facendo male! Lasciatemi, lasciatemi e vi dirò tutto!”
“Non sei nella condizione di poter trattare sciocca!” sibilò Sesshomaru stringendo la presa. All’improvviso il frammento che Jenna portava al collo si illuminò e di nuovo, nonostante non lo stesso stringendo, la mano di Sesshomaru cominciò a scottare, tanto che lo youkai fu costretto a mollare la presa sulla yasha.
Jenna sembrava molto sorpresa dell’accaduto. “Sarà perché era di quel demone…” sussurrò senza capire.
Sesshomaru si spazientì. A quanto pareva non poteva nemmeno torcere un capello alla ragazza. Ma non doveva perdere il controllo. “Quel tuo frammento è uno strazio e tu non sei da meno! Dimmi perché conosci Inuyasha e forse non ti ucciderò” L’ultima frase era del tutto inutile, poiché Sesshomaru sapeva bene di non poterla realizzare.
Jenna lo guardò impassibile. E così non poteva farle del male, eh? Molto bene.
“Lui mi ha salvata. Al contrario di voi lui ha un cuore, a quanto pare”
“Non ti è permesso giudicarmi. Rispondi solo a ciò che ti ho chiesto” le disse lo youkai freddo.
“Era solo un sogno!” esclamò la yasha. “Lo stesso sogno di tutte le notti…” sussurrò poi, quasi a se stessa. Sesshomaru la osservò mentre si sedeva con il vestito fluttuante per il vento.
“Che sogno?” le chiese, mentre un minimo di interesse affiorava nei suoi occhi.
“Il demone, Inuyasha e io. O meglio, quella che era io” disse la yasha con sarcasmo.
“Non potresti essere meno chiara” disse Sesshomaru con un gesto spazientito.
“Ho preso da voi”
“E va bene! Ecco tutta la storia.” Soggiunse la yasha convinta dalle punte acuminate degli artigli dello youkai. “Non è rispettato, solo temuto!” “Sono stata attaccata da un demone vampiro. Ero un’umana e ora sono un demone vampiro. Anche se in realtà non mi sono mai trasformata. E vostro fratello mi ha salvata. Tutto qui”
“Come fai a sapere che è mio fratello?” chiese Sesshomaru sospettoso.
“L’avete detto prima. Ricordate? Ma perché lo odiate tanto?”
“Che?! Non lo odio. Nemmeno lo considero” ribatté Sesshomaru con aria superiore. Jenna lo guardò poco convinta.
“Voi lo odiate. So bene cosa vuol dire essere odiata e non essere considerata. Nel luogo in cui vivevo non ero considerata per il mio aspetto insolito e l’accento straniero. Forse essere odiati è meglio”
Non c’era commiserazione nella sua voce, pensò Sesshomaru. Jenna si accorse che gli occhi dello youkai la stavano trapassando da parte a parte e leggermente imbarazzata disse scherzosamente:
“Oh beh, ma non vi date pena per me!”
“Non mi sto dando pena per te” disse Sesshomaru. La sola idea di provare qualcosa per qualcuno gli era inconcepibile.
“Sì…era prevedibile”
Jenna gli fece un mezzo sorriso, cosa che sorprese il demone.

Capitolo nono
Nei giorni seguenti i due demoni si allenarono di continuo. O meglio, Sesshomaru tentava di insegnare qualcosa alla yasha, ma questa sembrava piuttosto restia ad ascoltare i suoi suggerimenti.
“Se continuerai così ti dovrò abbandonare” le disse una volta Sesshomaru. “Saresti solo d’impiccio”
“E allora lasciatemi andare no?” rispose Jenna ben consapevole che Sesshomaru non poteva farle alcun male anche se avesse deciso da sola di andarsene. Il fatto era che Jenna non se ne voleva andare. Capiva che Sesshomaru la teneva con sé per poter realizzare in un futuro prossimo, chissà quale piano. Ma questo non le impediva di voler restare. Da quando aveva scoperto che quel dente che portava al collo era una specie di protezione a qualunque attacco di Sesshomaru (già…di Sesshomaru, ma degli altri demoni?) avrebbe potuto scappare facilmente. Ma nessuno l’avrebbe più accettata e riflettendoci, Sesshomaru rimaneva un’ulteriore protezione e compagnia. Forse era per metà una serva, ma negli ultimi giorni le cose filavano meglio. Con lo youkai non parlava granchè, se non per ricevere mezzi insulti e ordini, ma con Rin passava intere ore a raccogliere fiori o a parlare. Jaken invece, era una tale seccatura! Sembrava odiarla, ma allo stesso tempo cercava di farsela amica, ma Jenna non lo considerava del tutto. Non capiva come Sesshomaru potesse fidarsi di un subdolo rospo come quello.
Durante gli allenamenti Sesshomaru incitava la yasha a impegnarsi di più. Quella femmina era esasperante. Faceva di testa sua e sembrava infischiarsene che la pazienza della youkai stesse per esaurirsi.
“Basta. Smettiamola del tutto. E’ inutile! Mi stai solo facendo perdere tempo prezioso!”
“Non è colpa mia se credete di sapere tutto voi!” ribattè la yasha con disappunto.
Sesshomaru si passò una mano sulla fronte. Jenna aveva capito che lui non poteva toccarla, dunque si permetteva di fare l’insolente.
“Io cerco di evitare che qualcuno ci ammazzi tutti, ma tu preferisci fare di testa tua. Vattene, mi hai davvero esasperato” disse Sesshomaru indifferente. Bene, poteva andarsene. Era quello che voleva, no?
Detto questo il demone si allontanò nella foresta, deciso a lasciare la yasha al suo destino.
Jenna si arrabbiò. Lei ce la metteva tutta, ma era difficile! Insomma, lui era troppo veloce per lei. Però non poteva mostrarsi debole. Doveva a tutti i costi dimostrare di sapersela cavare. Dopo aver deciso di allenarsi in segreto ogni notte, nella foresta, mentre gli altri riposavano, si diresse nel punto in cui erano rimasti Rin e Jaken, sicura di trovare anche Sesshomaru.
“Il padrone non è più qui. Ha detto che te ne devi andare. Per colpa tua devo occuparmi di quella lì” disse riferendosi a Rin.
“Dimmi dov’è andato” disse Jenna con freddezza.
“Non mi è permesso svelare i segreti del mio padrone” rispose il rospo con aria di superiorità.
Jenna perse la pazienza e sollevò il rospo afferrandolo per il tozzo collo.
“Dimmi dov’è andato, altrimenti non vivrai abbastanza per prenderti cura di quella lì” lo minacciò Jenna mentre gli occhi assumevano una sfumatura viola.
“A..a..est” balbettò Jaken spaventato. Jenna lo scaraventò lontano, disse a Rin di fare la brava e seguì l’indicazione di Jaken. Dopo un’ora di cammino lo trovò. O meglio, capì che era lui. Sesshomaru aveva assunto la sua tipica forma demoniaca, trasformandosi in un grosso cane bianco. Jenna osservò il demone muoversi nel cielo con eleganza, senza intimidirsi davanti alla sua ferocità. Si nascose dietro a una roccia, pensando he Sesshomaru non avrebbe gradito la sua presenza. Dopo qualche minuto lo youkai riassunse la sembianza umana, dando le spalle a Jenna. La yasha osservò la trasformazione affascinata. Il bel pelo candido si era ritirato, lasciando il posto a lunghi capelli d’argento e l’affusolato figura del cane rimpicciolì fino a lasciar apparire l’asciutto e muscoloso corpo di Sesshomaru. Quando il demone si girò notò che i freddi occhi color ambra era rimasti tali anche nel cane.
“Forse è ora di uscire da lì” disse la sarcastica voce di Sesshomaru.
Jenna capì di essere stata scoperta e senza esitare si mostrò davanti a Sesshomaru.
“Ho percepito il tuo odore da quando hai lasciato Jaken. Hai per caso tentato di trasformarti nella tua forma reale?” disse poi osservando gli occhi viola della yasha.
Jenna si sentì mancare. Quello sguardo penetrante era difficile da sopportare.
“Jaken mi ha infastidito. E comunque, non so quale sia la mia forma reale. Voi siete bellissimo”
”Oh no…Questo non dovevo dirlo!”
“Intendo, il cane è bellissimo”
“E’ imbarazzata?” pensò Sesshomaru. Nessuno era mai stato imbarazzato di fronte a lui, ma solo terrorizzato. Comunque era una strana sensazione. Non era sicuro che gli piacesse.
“Che sei venuta a dirmi?” chiese sbrigativo.
“Mi impegnerò, insegnatemi come volete. Non voglio andarmene” disse Jenna a testa china. Odiava sottomettersi, ma non voleva far arrabbiare Sesshomaru.
L’ultima frase sorprese non poco lo youkai. Non se ne voleva andare? E perché, di grazia? Lui l’aveva solo maltrattata e lei non se ne voleva andare. Ma che aveva? Beh, se voleva restare, meglio per lui, il suo piano sarebbe continuato.
“Puoi restare. Ma obbedirai sempre ai miei ordini. E’ chiaro?”
“Assolutamente”
Sesshomaru si aspettò dei ringraziamenti, ma la yasha stette zitta, così irritato, si sedette sulla roccia dietro cui si era nascosta Jenna e chiuse gli occhi. Quella femmina lo avrebbe angariato non poco. Tuttavia si sentiva…sollevato? Non riusciva a capire bene, ma si sentiva in pace con se stesso. Tuttavia cercò di scacciare quei pensieri concentrandosi sul sonno.

Capitolo decimo
I due demoni non tornarono subito da Rin e Jaken e la cosa non disturbò affatto Jenna. Di giorno si allenava con Sesshomaru e di notte, all’insaputa dello youkai, si allenava da sola. Sesshomaru notava i miglioramenti della yasha, ma non le concedeva nemmeno un complimento, anzi, la spronava a fare meglio.
Una sera, poco prima del tramonto, Jenna cadde a terra a pezzi.
“Non dovresti mollare così facilmente” disse Sesshomaru. Non era una critica, solo una constatazione, ma Jenna la prese diversamente.
“Non ci posso fare niente se sono un demone da solo un mese, sapete?” gli rispose acida. Si aspettò di aver irritato lo youkai, ma Sesshomaru le si sedette accanto e la fissò.
“Che..che cosa c’è?” balbettò Jenna mentre il bellissimo volto di Sesshomaru le occupava l’intera visuale.
“Ho capito subito che eri stata un’umana, e non solo per il tuo aspetto fisico, ma questo non ti deve rallentare, soprattutto ora che sei qualcosa di molto meglio”
Jenna lo guardò sbalordita. Lui le stava dicendo che essere stata morsa da quel demone vampiro era stata una fortuna?
“Ma che cosa dite?! Io amavo la mia vita! E mi è stata negata l’esistenza umana! Gli uomini non sono degli inetti, sapete?”
Sesshomaru la guardò senza capire. Quella yasha stava dicendo che preferiva essere un’umana che un demone? Che idiota.
“Non capisci. Non ti rendi conto dei vantaggi della tua condizione? Forza, potere, rispetto…”
Jenna lo interruppe. “Rispetto? Forse solo paura! Preferisco essere amata che vivere circondata da schiavi che mi temono più della morte!”
Sesshomaru percependo il riferimento nei suoi confronti cominciò ad alterarsi.
“Dunque è stato un errore salvarti! Meglio morire, no?” disse cinico.
Jenna stette zitta. Quel momento di silenzio smontò la rabbia di Sesshomaru, che si limitò a osservare la yasha.
“Prima pensai che fosse stato meglio morire che vivere come una serva al fianco di un assassino. Poi ho scoperto che la vita vale mille volte la morte, perché talvolta, le persone che ci fanno soffrire non si mostrano realmente per quel che sono”
Sesshomaru rimase colpito dalle parole e dal tono della yasha. Le piaceva forse vivere al fianco di uno spietato youkai come lui? O lo stava sminuendo ritenendolo in fondo, un debole? Se era così non poteva sopportarlo. Si alzò di scatto e disse:
“Sono solo sciocchezze”
Jenna rimase sorpresa. Lei voleva solo comunicargli che anche se era sempre freddo e distaccato, lei gradiva la sua compagnia. Ma ritenendo di averlo offeso disse:
“Non mi riferivo a voi!”
Sesshomaru però non rispose. Tuttavia si ritrovò a pensare, sorprendendo se stesso, che la yasha si riferisse davvero a lui.

Nel frattempo Jenna si era recata nella foresta, nel punto in cui si allenava da sola da ormai sette notti. Insomma, che le era preso? Dire tutte quelle cose a un demone del genere! Senza cuore e scrupoli!
“Davvero una bella mossa. Complimenti Jenna, ora ti ritiene ancora più stupida” La yasha si mise a saltare da un albero all’altro, sfruttando i rami come possibili nemici. Lui non si era nemmeno accorto che era migliorata, nonostante tutti i suoi sforzi. “Scommetto di riuscire a batterlo, in duello!” Abbatté con un taglio netto un grosso ramo, immaginando fosse Sesshomaru. Dopotutto, che gli aveva detto? Che stare con lui era uno spasso? No…Solo che le poteva andar bene vivere con un ghiacciolo! “E lui cosa fa? Si offende!” Che problema aveva? Se voleva che tutti lo odiassero, compresa lei, ci stava riuscendo benissimo! Jenna fece per spogliare un altro albero dei suoi rami, quando inciampò e atterrò malamente a terra. Imprecò mentalmente e si massaggiò il ginocchio.
“Non ti avessi mai incontrato!” disse nel silenzio della foresta. Poi rassegnandosi a esaminare in modo più razionale i suoi pensieri capì. No…Non era lui lo stupido. Era lei! Lui, con i suoi modi freddi e regali, gli occhi profondi e lo sguardo asciutto, le stava iniziando a piacere. Jenna si diede della stupida. Sesshomaru non avrebbe mai potuto ricambiare, dunque meglio troncare subito quei sentimenti. Si alzò da terra, riassettandosi il vestito e riprese l’allenamento, decisa a reprimere qualsiasi forma di simpatia nei confronti di Sesshomaru.

Mentre si allenava Jenna non si accorse di essere osservata. Sesshomaru, dopo l’accesa discussione, l’aveva vista allontanarsi da lontano e l’aveva seguita, spinto da fredda curiosità. Rimase sorpreso nel constatare l’abitudine della yasha ad allenarsi da sola. In effetti, da spettatore, notò meglio che Jenna era diventata più rapida e decisa. Il suo corpo snello si muoveva agile nell’oscurità, troncando con movimenti fluidi i rami e saltando flessuosamente da albero a albero. Sesshomaru cancellò immediatamente l’immagine avvenente della yasha. Lui non aveva mai ceduto a piaceri simili, dunque perchè cominciare adesso? I suoi pensieri furono interrotti da un rumore soffocato che proveniva da Jenna, stava cadendo. Fece ricorso al suo autocontrollo per non cedere all’impulso di soccorrerla e stette a guardare. Sentì nitidamente le parole non l’avessi mai incontrato uscire dalla bocca della yasha e le ricollegò a se stesso. Dunque lo odiava? Era riuscito a farsi odiare anche da lei? E anche se fosse? A lui che importava? Jenna era solo uno strumento da sfruttare al più presto. Mentre osservava Jenna massaggiarsi il ginocchio e rialzarsi il suo olfatto percepì un odore familiare e Sesshomaru si rabbuiò.
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