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Terremoto in indonesia

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2005 20:10
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02/04/2005 20:10


TOKYO - Sarebbero fra mille e duemila i morti causati dal fortissimo sisma di 8,5-8,7 gradi Richter, che ha gettato nuovamente nel panico i Paesi dell'Oceano Indiano, e in particolare l'isola indonesiana di Sumatra, vicinissima, come tre mesi fa, all'epicentro delle scosse durate tre lunghi minuti. Molte vittime, quindi, ma poche al confronto delle circa 300.000 del 26 dicembre scorso, di cui almeno 220.000 nella sola Indonesia, inghiottiti nella maggior parte da gigantesche ondate di tsunami arrivate, si e' saputo poi da esperti giapponesi, ad altezze fino a 50 metri.

Malgrado i timori dei sismologi, le onde di maremoto rilevate ieri non hanno superato i 20-30 centimetri in Sri Lanka, Thailandia ed India. Testimoni oculari hanno riferito di ondate fino a tre metri a Simeulue e fino a 30 in baie di Nias, le isole lungo la costa occidentale di Sumatra piu' vicine all'epicentro del sisma di ieri, ma sono voci non confermate. Altre fonti hanno escluso che i danni provocati nelle due isole siano dipesi dallo tsunami. A causare i crolli a Nias e Simeulue, la prima a sud-est e la seconda a nord-ovest dell'epicentro - individuato ad una distanza di 150 km. a sud est di quello del sisma catastrofico di 9 gradi Richter del 26 dicembre - sono state le fortissime scosse ondulatorie, protrattesi per quasi tre minuti. .

''Sono stati accertati 330 morti a Nias e 100 a Simeulue. Ma il bilancio e' destinato ad aggravarsi pesantemente'' ha dichiarato nella serata di oggi Budi Atmaji Adiputro, un responsabile dell'Ente nazionale indonesiano di coordinamento degli aiuti per le calamita' naturali. Al di la' dell'incertezza sul numero delle vittime, l'amara lezione del 26 dicembre e' servita e tutti i paesi rivieraschi, che sono stati prontissimi a lanciare l'allarme di tsunami, prima ancora di sapere se fosse fondato o meno. Indonesia, Thailandia, India, Sri Lanka, Malaysia, hanno tentato il possibile e l'impossibile per far evacuare i residenti delle zone costiere sollecitandoli a rifugiarsi sulle alture. Ci sono state fughe in massa e momenti di caos, soprattutto a Bandar Aceh, la citta' dell'estremo nord di Sumatra cancellata il 26 dicembre scorso. Gli allarmi di tsunami sono stati revocati dopo qualche ora in tutti i paesi interessati e la popolazione ha cominciato il rientro nelle abitazioni, senza lamentarsi dei falsi allarmi. '' Certo occorre dotarsi in fretta di una rete di rilevamento dei sismi accurata ed efficiente. E ci sono state esagerazioni negli allarmi. Ma e' meglio cosi''. hanno detto fonti del governo indonesiano. .

A questo riguardo, dal Giappone gli esperti hanno fatto notare due sostanziali differenze tra il 26 dicembre e ieri. La prima che il sisma del 26 dicembre fu scatenato da una frattura in direzione nord della faglia, cosa che provoco' un' ondata di tsunami in direzione est-ovest dall'ipocentro del sisma. Stavolta invece la frattura e' stata verso sud est e lo tsunami si e' propagato in direzione nordest-sudovest. La seconda e' che sebbene l'ipocentro di entrambi i terremoti sia stato localizzato a 30/40 chilometri di profondita' sotto la crosta terrestre, quello del 26 dicembre si e' verificato al di sotto di un lembo di oceano profondo 2.000-3.000 metri, mentre ieri il fondale era solo di poche centinaia di metri. Conseguentemente, la massa d'acqua marina spostata e' stata di gran lunga inferiore. .

''Il meccanismo del sisma di ieri e' stato diverso dal 26 dicembre scorso. Tanto che sorge il sospetto che non si sia trattato di una scossa di assestamento ma sia dipeso da una nuova faglia creatasi nelle vicinanza di quella precedente - ha detto il direttore dell'Ufficio sismologico giapponese Masahiro Yamamoto - I dati in nostro possesso, ad ogni modo, ci hanno fatto credere nella possibilita' di ondate di tsunami e penso che nei prossimi giorni questo verra' accertato.''. All'Ufficio sismologico giapponese i responsabili si sono detti soddisfatti per aver diffuso l'allarme di tsunami via fax a sei paesi rivieraschi dell'Oceano Indiano (Indonesia, Thailandia, Malaysia, India, Sri Lanka e Maldive), il primo 45 minuti dopo le scosse. '' Era una promessa fatta e l'abbiamo mantenuta - ha detto un portavoce -. Siamo ancora in fase sperimentale e il sistema va migliorato per un'informazione ancora piu' tempestiva. Ma abbiamo ricevuto messaggi di ringraziamento da vari paesi, a cominciare da Indonesia e Thailandia''. In questi paesi, tuttavia, non sono state segnalate ondate rilevanti.

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