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Forse dovremmo smetterla di odiare i remake (e i seguiti)

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2017 17:07
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04/08/2017 08:47

L'ho trovato un articolo interessante:

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Ormai la scena si ripete identica almeno una volta a settimana: una casa di produzione annuncia il seguito o un remake di una qualunque opera dell’intelletto umano e puntualmente si alza il coro greco degli indignati: “Ce n’era bisogno? Non esistono più le idee originali? Ma come si permettono? Offendono l’originale”.
Un coro sempre uguale, quasi un riflesso condizianto, a sua volta un remake del coro precedente. Ormai fanno meno impressione di quelli che all’ennesimo acquisto milionario di un calciatore sentenziano: “Ormai non è uno sport, è un business“.

Da una parte è una reazione che umanamente possiamo capire; le nostre passioni spesso ci definiscono e dicono qualcosa su di noi che difficilmente possiamo spiegare a parole, vederle prese e rielaborate per un pubblico nuovo in qualche modo ci ferisce. Dall’altra si ha sempre l’impressione che realmente non ci sia la voglia di inventare qualcosa di nuovo, qualcosa che ci stupisca, ma se analizziamo il fenomeno con un pizzico di freddezza di rendiamo conto che non è così, o almeno che non è del tutto così.

 

Per prima cosa ricordiamoci che nessun seguito o nuovo inizio di una proprietà intellettuale va a intaccare ciò che abbiamo. L’uscita del nuovo Blade Runner non obbliga ogni spettatore a rigare i DVD della Director’s Cut, quando è uscito Prometheus non hanno cercato di cancellare Alien dalla nostra mente e così via.

Se un sequel non ci piace siamo liberi di tenerci strette le nostre memorie e andare avanti, esattamente come molte persone hanno fatto dopo l’uscita del quarto capitolo di Indiana Jones o la trilogia prequel di Star Wars.

Spesso inoltre tendiamo a idolatrare ciò che ha fatto parte della nostra infanzia, elevando a capolavoro film nella media. Pensiamo a Jumanji, senza dubbio un buon film d’avventura, che con l’annuncio del remake con The Rock è diventato un capolavoro assoluto e intoccabile, tanto che il pubblico ha già deciso che farà schifo, solo guardando il trailer, non male.



Seconda cosa, non è vero che non esistono storie nuove. Là fuori ci sono un sacco di film che non avete visto, libri che non avete letto, videogiochi che non avete giocato. Spesso crediamo che non ci sia niente di nuovo perché siamo abituati a consumare ciò che ci viene messo di fronte, come uno di quei nastri trasportatori dei ristoranti giapponesi, senza guardare un po’ più in là.

Inoltre, anche se è difficile rendersene conto, i remake ci sono sempre stati. Non voglio star qua a mettere sul piatto La cosa e La mosca, ma anche Ocean’s Eleven, Cape Fear, True Lies, Heat, A qualcuno piace caldo sono tutti remake o adattamenti di film stranieri. E questo senza contare quante volte abbiamo visto film su Dracula, King Kong, Godzilla, gli Zombi o storie di malavita che finiscono tutte più o meno allo stesso modo. Vogliamo parlare del fatto che i western più importanti altro non sono che remake di film chanbara giapponesi?

Le idee originali non sono mai esistite, esistono solo belle storie e brutte storie.

Questo in parte spiega perché ultimamente l’odio per i remake e le operazioni nostalgia è cresciuto. Spesso sono film brutti, molto brutti, tipo Baywatch o il remake al femminile di Ghostsbusters(che aveva assolutamente senso come idea, peccato fosse sviluppata male), altre volte sono capolavori senza tempo, come Mad Max: Fury Road o Battlestar: Galactica. Un ottimo esempio ambivalente è il Pianeta delle scimmie: terribile nell’adattamento di Burton, ma anche contemporanea trilogia in crescendo



Quando un seguito o un reboot sono fatti bene riescono nello stesso momento ad appagare il nostro gusto per la novità e quello per le atmosfere familiari. Basta studiare un po’ la storia della narrativa per renderci conto che le storie sono sempre più o meno le stesse, ciò che cambia è il modo in cui le raccontiamo. Saper creare qualcosa di nuovo da un universo conosciuto è un’arte complessa che l’essere umano esercita da sempre. Tutto ciò che abbiamo creato si basa o va contro ciò che c’era prima, ma non può ignorarlo. La moda, la musica, persino le religioni lo fanno, perché i film o i videogiochi non dovrebbero?

Spesso inoltre ci chiediamo “che senso ha questo remake” senza chiederci che senso abbiamo noi per lui, magari è pensato per un pubblico completamente nuovo. Quando uscì Star Trek: The Next Generation sono sicuro che molti trekkies della prima ora lo hanno odiato con tutte le loro forze, eppure ha sfamato una nuova generazione di fan. Spesso quel remake ha senso perchè, escludendo la minoranza rumorosa che si lamenta, apre spazi per un nuovo pubblico.

Tuttavia è innegabile che negli ultimi anni si sia rafforzata la sensazione di vivere nell’era dell’eterno, un mondo senza identità che guarda solo indietro per rassicurare e stordire. Questo, senza divagare troppo, è in parte un fenomeno culturale legato al rifiuto di un presente in crisi che non ci piace, in parte è qualcosa di legato al mercato del cinema e alla comunicazione di massa. La nostalgia è senza dubbio diventata un business, ma solo perché glielo abbiamo permesso noi, perché chi oggi è in cabina di regia pensa, produce e finanzia film che in qualche modo si rifanno al suo immaginario, opere che poi vengono viste, è un processo inevitabile.

Tendiamo anche a pensare che la nostalgia “costi” meno, come se un film che si rifà al passato ricevesse degli sgravi fiscali. L’unica verità è che un universo conosciuto non dev’essere spiegato ed è sicuramente meno rischioso, ma i soldi vanno comunque messi sul piatto e il prodotto dev’essere comunque di qualità, altrimenti non c’è nostalgia che tenga, perché girare un film non è semplice come aprire un sito internet pieno di magliette di cartoni animati anni ’80. Il mercato è saturo, i soldi non sono tantissimi e anche nell’utilizzare mondi già noti ci vuole un certo garbo.

Il successo dei remake è spesso spinto anche da nuove frontiere tecnologiche. Gli effetti speciali moderni permettono di mostrare mondi incredibili che prima erano di cartapesta a una nuova generazione di spettatori, cercando magari di appassionare anche quella vecchia. È un po’ come avere una macchina nuova e provarla su un tracciato che ami e conosci bene.

C’è poi un problema di percezione: oggi tutto molto più veloce e collegato, è estremamente facile unire i punti di una storia che già conosciamo e scriverlo su internet. Viviamo quindi nell’impressione che non esiste più niente di nuovo, ma è la stessa trappola mentale che ti porta a dire che si stava meglio prima, che i cartoni animati prima erano più belli, che i videogiochi erano più divertenti e la frutta aveva più sapore. Di sicuro oggi l’offerta è così grande che è facile perdersi.

L’unica cosa che rende i seguiti e i remake più interessanti per chi li produce è che spesso sono più redditizi. I reboot, gli adattamenti, i seguiti, sono sempre esistiti, così come la voglia di raccontare diversamente la stessa storia o ampliare un universo narrativo, oggi siamo solo più consapevoli della cosa.

Alla fine il mercato è sempre una questione di domanda e offerta. Insomma, se volete nuove storie andatele a vedere, altrimenti godetevi i remake.



fonte


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Scusate ma... ghostbuster al femminile?
qualcuno conosce il titolo? sul sito della fonte c'è una immagine... sarebbe alquanto divertente almeno vederlo [SM=x132416]
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